sabato 24 maggio 2008

PERSEVERARE E' DIABOLICO

Capita di tornare da una noiosissima mattinata trascorsa in facoltà e scoprire che quello stakanovista di tuo fratello, il vero fautore del tuo rito iniziatico ciclistico, che dopo giorni e giorni di straordinari, ha preso finalmente qualche ora di ferie.

Il diluvio universale è finalmente cessato. Condizione necessaria per poter rimettere mano all’mtb senza imbrattarsi troppo. Altra condizione necessaria è essersi rimessi dal brutto schianto per terra di domenica. Ed è stato un lavoro macchinoso, se poi aggiungiamo che per tigna, e per non starmene con le mani in mano, martedì ho voluto correre 12km a piedi (è dal primo inverno che non lo rifacevo), possiamo pur dire che non capisco un tubo. Ai doloretti della botta ho aggiunto quelli muscolari dati da una disciplina che cozza col ciclismo.

Insomma, me lo trovo in casa sua, al pc, tutto pimpante, che sta tracciando un percorso nuovo grazie al suo fidato Garmin, oggettino regalatogli da ebay, davvero invidiabile. Soprattutto per chi come me spesso riesce a perdersi pure tra le stanze di casa propria. Il problema sorge quando, aiutandosi con google earth, si incontrano dei punti morti della mappa, dove non si sa se troverai una strada, oppure un fossato, o un dirupo o un campo di rovi. Ci si consola dicendo “Dai, tanto sono solo 40 metri, in qualche modo si fa!”.

Si parte. Ah, finalmente mi dolgo un po’ meno dei giorni scorsi. Ma subito ci metto del mio. Non abbiamo percorso neppure due chilometri che alla vista di quattro paletti stradali, quelli laterali, ho un’idea brillante. “Guarda robi, guarda il numero!”. Volendo emulare i recenti trascorsi invernali di ciclocross mi metto in testa di fare un piccolo slalom. L’impresa idiota ha inizio e termine nello stesso momento. Il manubrio mi si incastra al primo paletto e casco per terra dallo stesso lato dell’ultima botta. Così il viola livido che colora la mia coscia è ancora più intenso, come pure il mio gomito. Mio fratello ha riso per un chilometro buono dopo lo schianto. Non si potrebbe fare altro. Ormai posso dire di aver ufficialmente terminato lo stato di grazia che da circa 5 mesi stavo attraversando, periodo magro di cadute.


Torniamo al nostro nuovo itinerario, tutto da scoprire. Single trek in mezzo al bosco, tutto in salita, proprio dopo aver passato le chiuse del fiume Lana. Peccato che la pioggia dei giorni scorsi, e una gara di enduro disputata proprio per quelle vie, abbiano reso il terreno dieci volte più accidentato di quello di Miranda (chi c’era mi capisce). La bici fluttuava sul terreno e il carro posteriore caricava melma su melma, tanto che mio fratello pareva avesse un portapacchi di fango dietro. Ieri era proprio in forma, non voleva scendere mai, e ha superato dei tratti talmente ostici che non riuscivo a venir su neppure a piedi. E difatti i piedi ieri li ho sfruttati il giusto. Poi vengono quei momenti in cui il percorso diviene un’incognita, dove ti ritrovi nel bel mezzo del nulla e devi affidarti alla fantasia e ad una buona dose di fortuna. Pena il doversi rifare tutto al contrario e ritentare la sorte nuovamente. Il momento catartico abbiamo dovuto superarlo un paio di volte ieri. La prima è andata bene, anche se in un primo momento stavamo andando fuori rotta.

Naturalmente il nostromo Garmin ci ha rimesso in riga. Diciamo che oltre ad esser bravo il dispositivo, deve essere vispo pure l’utente. Roberto lo interpreta bene. A volte mi fa “Vieni, guarda dove siamo, capisci?!” E io ovviamente faccio cenno di sì, in realtà ho lo stesso atteggiamento di quando mia nonna mi racconta di come faceva il baccalà in umido sua madre: mi apro il cranio, prendo il cervello e lo appoggio da qualche parte…tanto per ora non serve.

Ritornando alle esplorazioni umbre, tutto è filato liscio fin quando un campo di grano e nessuna lingua di terra percorribile da essere umano ci ha permesso di ricongiungerci con l’ultimo tratto di percorso sterrato. Ci meritiamo un premio però per l’audacia e la testardaggine: speranzosi abbiamo attraversato tutto il campo lateralmente, pisticchiando il grano di quell’ometto che già mi sta maledicendo. Nessuna serpe ci ha divorato, anche se ho insetti e ragni vari che ancora escono fuori da ogni orifizio.

Stamane voglio star tranquilla. E per farlo esco con Cristian su strada. Con lui solitamente son sicura di tornare a casa tutta intera, poiché non è uomo votato all’agonismo e non stimola la mia vena competitiva che poi mi mette tra i casini. In più, dato che non sa neppure togliere le ruote dalla bici o staccare il contachilometri dalla sede senza chiamare cardellini, mi conviene non creare tutti quei danni che solitamente partorisco con la stessa intensità che la mia gatta impiega per figliare.

martedì 20 maggio 2008

Bla Bla

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GUFATE ECCELLENTI


Ammetto che prima di ogni gara una genuina gufata generale la faccio sempre: quella potrebbe dimenticare di rimettere la sveglia, quell’altra potrebbe avere qualche impegno, l’altra ancora potrebbe bucare. Insomma, normale amministrazione, dettata da sincero spirito sportivo. Il male proprio difficilmente lo auguro a qualcuno, o se lo faccio è tanto per ridere. Solo che dopo l’episodio di miranda mi sono fatta un po’ il sangue tristo. Nel bel mezzo della salita, mentre ti ritrovi la bocca arsa, quelli di ruota-libera sventolano a bordo strada borracce con cento mani neppure fossero tanti uomini vetruviani. Gliene domando una, risposta loro “Non è per te!”. Nella concitazione del momento penso di averli invitati ad intraprendere un viaggio in quel simpatico posto che cantava alberto sordi.

Beh, come tutti sanno io non porto rancore, e per non portarlo mi sono prodigata proprio bene al Trasimeno. In partenza avevo alla mia sinistra l’elite di orvieto che ci fa sempre molto male, e alla mia destra la ragazza di ruota libera che da quando non arriva più davanti a me ha smesso di dare la mano. Alla gara a Porchiano, la prima ha stravinto ovviamente e l’altra c’era venuta solo perché credeva di trovare pure me. Io mi congratulo con la collega di Cellini….e basta. Dando così modo all’altra di alimentare l’odio nei miei confronti. Ora passiamo ai momenti di gara, a lei torneremo in seguito.

Partenza a razzo. Sto proprio bene. Riesco a star davanti per un lungo tratto di salita. Quasi ci credo stavolta, poi mi rendo conto che ancora mi manca quel qualcosina per non crepare del tutto se voglio tener testa alla bionda. Quando la vedo sfilarmi mi metto in testa di non permetterle di rifilarmi minuti su minuti. E mi comporto bene, soprattutto in discesa. Sto riprendendo il via. Bisogna dire che proprio nel momento in cui il percorso tendeva a riportarci a valle, sul mio cammino è giunto a spalleggiarmi un volto conosciuto, che mai avrei pensato mi avrebbe caldeggiato. Mauro Cozzari è stato un gregario impeccabile. Mi ha sostenuto fino al traguardo, non solo offrendomi la sua ruota nell’ultimo tratto in pianura, ma perfino porgendomi una boccetta di quelle che Fabione si beve come fossero coca cola. Me la sono scolata senza neppure domandare cosa fosse. Per poco mi piglia fuoco la bocca. Vi chiederete se abbia funzionato. Effettivamente sì. Solo che ha iniziato ad agire dopo trenta minuti che era finita la gara. Servirà per regolarmi in futuro. E burbero com è, ho fatto appena in tempo a ringraziarlo dopo lo striscione d’arrivo, che già era sparito. Si è fatto un amica.

Al traguardo questa volta la bionda era giunta solo da un minuto, mica da cinque o sei come le altre volte! Io ero al settimo cielo, anche perché la ragazza dal saluto avaro non arriva. Non arriva…Arriva. Taglia il traguardo, neppure il tempo di sganciare i pedali e sviene. Azz…mi sento colpevole…le gufate attaccano. Nulla di grave, le danno miele, marmellata, zucchero. Alla fine si ritrova ad aver mangiato più di quanto bisogna ingozzarsi ai matrimoni. Così se prima era stesa per svenimento ora deve stendersi per digerire. Dopo dieci minuti arriva il 118 e si piazza proprio sulla linea d’arrivo. Sono dei veri geni. La Salvina, il nostro giudice mezzo donna e mezzo mastino napoletano, aggredisce i collaboratori sanitari usando epiteti poco simpatici. Inizia una bagarre tra donne che quasi arrivavano alle mani. Intanto nessuno carica la poveretta nell’auto ambulanza.
Visto però che ormai lo spettacolo mi era servito mi dirigo in bici verso le docce. Ed è a questo punto che comprendo di essere stata, in una vita precedente, qualcosa di molto simile ad un aguzzino della santa inquisizione, vista la sorte che in un attimo mi si è rivoltata contro. Ovviamente ci ho messo del mio. Stava piovendo, la strada era livida. Io stavo imboccando una rotonda a 25 all’ora. Proprio in quel momento pensavo “Sarà meglio che rallento, rischio di perdere ad…”… HO PERSO ADERENZA. Però ho perfettamente aderito contro l’asfalto. Ho crettato il casco in due. Per fortuna l’avevo in testa e il solo motivo è che tra le mani mi dava fastidio e non avevo voglia di appenderlo al manubrio. Santa pigrizia! Per il resto diversi lividi, un paio di croste e un dolore infernale al collo e alla schiena che perdura da due giorni. Me la sono cercata e mi sta bene. Ho ripreso vitalità sotto lo stand della premiazione, quando l’organizzazione mi ha appioppato la bella spalla di maiale che da circa un mese dovevano a Matteo dalla gara precedente. Così ho iniziato a girare tra gli atleti con questa robetta in mano. Non vi dico che occhi che hanno fatto le mie colleghe, pensavano che grazie alle mie conoscenze le avessi surclassate. Gliel’ho fatto credere per un po’ poi le ho tranquillizzate. Ah, sul podio eravamo tutte, è venuta pure la ragazza dal calo zuccherino: come al solito non saluta e non dà la mano! Per stavolta passa, io devo pensare alla mia redenzione.

lunedì 19 maggio 2008

BOLLETTINO DI GUERRA


Non era una domenica tanto consona per una scampagnata al lago quella di ieri. Ma certamente le intenzioni della truppa bikeland non erano quelle di fare un pic-nic e un giretto per negozi. Eravamo in tanti, ormai sembra ripetersi, ma facciamo la nostra porca figura tutti schierati alla partenza. La gara sarebbe stata lunga, non tanto per me, quanto per tutti gli altri: 80 km tondi tondi. E Fabione ha iniziato a drogarsi dalla settimana passata: aveva le palle degli occhi come quelle di Jimi Hendrix prima di ogni concerto. Bisogna dire che gliele ha suonate a mio fratello. Non ha più molto da sgallettare, il buon Pieroni ha trovato la gamba come si dice in gergo e Roberto ha capito che è tempo di smetterla di disturbare il can che dorme. Così, piuttosto che per un attacco serrato, ieri ha optato per una mossa tattica: gioco di squadra fino alla fine. Farsi tirare da due metri di essere umano, negli ultimi venti chilometri è stata una manna dal cielo.

Antonello disgraziatamente aveva portato tutto: casco, bici, scarpe, tesserino…così, le scuse più abusate non le ha potute sfoggiare. Ha preferito appellarsi ad un malessere generale. In realtà sappiamo che di questi tempi si allena di brutto visti i suoi ultimi piazzamenti veramente buoni. L’ascetico Mauro pre-gara, che nel dopo corsa si trasforma sempre nel nostro santo patrono, ha avuto problemi con la catena. E chi non ne ha, io ci discuto tutti i giorni. In gara ricordo pure di averle imprecato contro perché non voleva andare dove io pretendevo. Ebbene, nonostante i piccoli intoppi si è dimostrato per l’ennesima volta, atleta di grande generosità, scortando e incitando il neo-corsaiolo Edoardo, che nonostante la poca esperienza se la cava alla grande. Chi per strada, tra uno scorcio di panorama e l’altro ha visto i sorci verdi è Bartoccioni, soprannominato “Il cacciatore di Ucraine”. Reduce da una notte brava, probabilmente dedicata al suo secondo sport preferito, godersi la vita, ha digerito male gli 80 km, tanto che si dice che in preda ad una trance spirituale sia riuscito a bestemmiare perfino in aramaico antico. Lingua che forse potrebbero aver imparato anche Alessandro e il Poggio, che per l’ennesima volta hanno tagliato il traguardo insieme come due fidanzatini e con le palle degli occhi che stavano per abbandonare le orbite. Non me ne vorrà Alesssandro, ma come non soffermarsi su quel bellissimo tuffo a peso morto con bici al seguito destinazione cemento, di cui ha deliziato tutti i partecipanti al pastaparty.

Mentre me ne stavo al traguardo assieme ai giudici girava voce che qualche corridore, mentre saliva l’ultima erta, cantasse a squarcia gola “Là sui monti con Annette, dove il cielo è sempre blu…”. Quando, venti minuti dopo,ho visto arrivare Giorgio, ho subito compreso che il prode cantore fosse indubbiamente lui. E difatti era al settimo cielo: quarto di categoria! Meno estroverso ma altrettanto felice deve essere stato il Topino (mi scuserà, ma non sono riuscita ancora a capire il suo nome, e se aggiunge che ormai tutti lo chiamano così…). Il nostro roditore grazie al fatto di correre con un telaio uguale al mio, non può che comportarsi bene. Altro nome che mi sfugge è quello del giovane che in borghese porta gli occhiali, che tra le altre cose è molto simpatico e sorridente: lui è andato davvero forte…forse sabato ha cenato con Pieroni. O più probabilmente è tutta farina del suo sacco. Farina??!!…MMhh. Chi manca all’appello? Anche Antonio e Franco erano dei nostri. Loro hanno preferito lo sconto di pena e si sono fatti la pedalata ecologica se così vogliamo chiamare i 40km. Poi doccia e subito dalle mogli. Ormai sono diventati uomini seri. Mancano i meglio fighi del bigonzo. Il Marmellata, partito con la maglia che non fa felici i nostri sponsor, ha corso per vincerne un’altra non tanto per il prestigio, ma perché ormai l’aveva sporcata di fango con la pioggia di giornata. Matteo ha incontrato diversi brutti ceffi lungo il percorso, sia in bici che a bordo strada. L’ombrello ci sarebbe voluto a causa del tempo, ma piuttosto che porgerglielo, glielo hanno fatto. A gesti. Che sportività queste folle esultanti. Esultanti per una sua caduta alquanto equivoca, che, frutto della prepotenza di altri colleghi, ha poi favorito il diretto contendente alla maglia di classifica. Non è una gran mossa far rodere il nostro Hulk. Questa è una parte della storia, la parte di chi si è fatto un culo come un paiolo per 80km. La storia di chi se lo è fatto per metà percorrenza verrà proposta a sé per un duplice motivo: il primo è quello di poter metabolizzare questa intanto, il secondo è che la mia marathon non ha nulla a che vedere con la vostra.

sabato 17 maggio 2008

MARATHON DEL TRASIMENO: una passeggiata di 80km

Tappa importante quella di domani per noi Volponi. Due maglie da difendere, quella di Matteo e Alessio. Un duello al sole (forse no visto il meteo): quello tra Fabione e Roberto. Ci sarò io che con la fune da traino mi attaccherò al cannotto della mia bionda omonima. So per certo che non mancherà Edoardo, e il suo tifo in salita mi fa comodo. Alessandro non sono sicura se correrà, pare che lo abbiano ingaggiato quelli del servizio corse scambiando la sua bici per un enduro. Sauro è uno che non avverte: avete presente il detto latino "veni, vidi, vici"? Beh, lui viene, svernicia tutti e vince. Marchino sta già facendo i carotaggi per saggiare il terreno e farmi sapere se sarà il caso di optare per la mi affezionatissima gomma slik.
Mauro e Antonello devono venire per forza altrimenti non saprei quali argomenti sfruttare il giorno che segue la gara per farvi ridere un pò.
Stamattina sono passata a negozio perchè mio fratello ieri porgendomi venti euro ha espresso un eloquente imperativo: "Compraci un pò di droga". Ovviamente con venti euro la roba quella seria non ci scappa, perfino quando facevo le superiori io con venti euro non ci si faceva niente. Figurarsi adesso col carovita. Beh, l'unica consolazione, tra un'ascesa e l'altra, tra una discesa assassina e qualche grugnata, sarà il dolce sapore alla mela verde o della cioccolata di qualche barretta. Gustati quelle Robi, perchè quando arriverai tu, noi signorinelle che il lago lo circumnavighiamo tanto per dire, ci saremo mangiate e bevute tutto il ristoro. Io infatti godrò della deliziosa decurtazione di chilometri, che saranno semplicemente la metà di quelli che voi uomini duri dovrete sorbirvi. Io me ne pedalerò quaranta, e invece di fare il giro del lago, per tagliar corto, farò come in foto!
Per questa volta ho giocato d'anticipo però. Visto che ultimamente ho avuto seri problemi con la manutenzione, ieri, dopo aver lavato e lubrificato il mio attrezzo del mestiere, ho preso le chiavi e ho stretto tutte le viti che c'erano da stringere. Cinque giorni fa Roberto (santo subito), mi ha sostituito la corda del cambio e mi ha perfino raddrizzato la ruota posteriore, nel senso che l'avevo rimessa storta e mi toccava il freno, al chè non capivo se ero io che non stavo bene o c'era qualcosa che non andava. Poi ho capito. Solo che questa faccenda non è la prima volta che mi capita. La mia curva d'apprendimento fatica molto ad andare in salita. Ora vado a farmi una bella lampada perchè l'ultima volta le foto non son venute tanto bene e allora almeno un bel ricordo di domani lo voglio. Almeno in fotografia non si capisce che stai facendo pena. E domattina si parte alle 6.30. Praticamente mi ritroverò a prendere il caffè al bar con quelli che tornano dalla discoteca e che mi guardano, causa l'abbigliamento, come se fossi affetta da qualche tara psicologica. Buon per me, perchè non mi hanno visto cercare di infilare la ruota nella pinza chiusa aiutandomi con una moneta da 20 centesimi. Ecco perchè nelle tasche posteriori io preferisco portare della pecunia piuttosto che una brugola: i soldi sono un'efficiente merce di scambio dovessi chiedere aiuto per strada. Altra merce di scambio la tengo per momenti davvero critici.
E come augurio per domani voglio citare la donna che ha fatto un regalo al ciclismo tutto, mettendo al mondo SuperMauro: "Fioli, andate piano!".

martedì 13 maggio 2008

FUORI TEMA

Tra la scatola delle Sidi Dragon di mio fratello e la cassettina degli attrezzi, nel mio garage, passano il tempo a succhiare latte, dormire e giocare quattro splendidi esserini. Sono il frutto della mia micina alle prese con la sua prima cucciolata!


lunedì 12 maggio 2008

RELAX DOMENICALE

Può sembrar paradossale, qualcuno potrebbe dire che la foto con Cristian in cima ad un monte in sella alla sua mtb sia già unfotomontaggio di per sé. E invece no. Ieri lo abbiamo tirato giù dal letto, anche se a dir suo si era svegliato col culo di traverso, e insieme a Roberto, Carlo ed io, si è rimesso in paro coi compiti. La salita non gli è mancata, la discesa tecnica neppure. E in mezzo alla macchia non c’è il bar per il caffè e la pastarella. Ormai si è fatto un uomo vero…o forse si è solamente fatto. Eppure non si lamenta più, e si allena di brutto, quasi tutti i giorni, preferendo la bici da corsa. In effetti ieri, godendo del paesaggio mi ha rivolto uno strano invito: “Romi, dovremmo venire più spesso quassù in mtb!”. Io mi sono sentita i rispondere la prima cosa che mi veniva in mente “Guarda Cri che io ci vengo quasi tutti i giorni”. Continuando sulla stessa lunghezza d’onda potrei citare l’altrettanto assurda puntualizzazione fatta da superCrischia riguardo i miei scarpini. Mi domanda “Ma se ti si consuma la suola, puoi cambiarla come si fa con le sidi?”. Io ingenuamente rispondo “No, temo di no”. Ma argutamente mio fratello lo gessa “Beh, un ciclista costretto a cambiare suola dovrebbe rivedere la metodica con cui pratica questo sport”.

E proprio a tal proposito, uno che in questo ultimo mese non deve aver mai toccato i piedi a terra è il nostro avvocato di fiducia, Carletto. L’uomo dell’abbuffata del sabato sera, che questa volta smentisce la sua fama…o la sua fame. Per la rubrica Storie Incredibili, Carlo narra della serata precedente che lo ha visto in un primo momento costretto a dividere le porzioni del pasto a causa dei costi elevati di un ristorante scelto da altri e dai costi decisamente poco permissivi. E in un secondo tempo il nostro pluridecorato uomo di legge si è esibito al karaoke, ma in una maniera del tutto originale, visto che ha fatto come i bambini alle recite: muoveva solo la bocca, il resto non era farina del suo sacco. Beh, dal fondo di casa mia sono spariti i rulli, ho scoperto che Roberto li ha prestati a Carlo. Lui dice di averli usati poco e niente. Io dico che spara balle come al solito visto che era molto più brillante delle scorse pedalate. Oppure il merito è del ristorante caro che lo ha costretto a dieta forzata. Io e mio fratello eravamo in crisi di astinenza, il giorno prima avremmo dovuto correre una cronometro alla quale abbiamo dimenticato di pre-iscriverci, quindi nulla di fatto. Leggendo il giornale stamane mi mangio le mani: anche solo partecipare mi sarebbe valso il primo premio visto che non c’era traccia di Master-Woman. Per fortuna lui aveva altro a cui pensare, tutto preso dal suo nuovo Garmin. Passa il tempo col capo chino leggendosi mappe e dati, uno di questi giorni lo ritroviamo spalmato a qualche albero!

LIBERA USCITA

“Come è andata la cena romi?” Questa la domanda di mia madre quando venerdì scorso verso mezzanotte e qualcosa sono rientrata in casa. Per fortuna che lei aveva tanto sonno e non si ricorda nulla, perché neppure io ricordo cosa le ho risposto. Il problema di fondo è che al tavolo, in compagnia, il gomito mi si alzava con troppa facilità. Se poi aggiungiamo che tornavo da un faticoso giro in mtb e mi stavo saziando con una nutrientissima insalata…

Lo scoop della serata è stato Matteo, la nostra maglia arancio, il nostro potente e valoroso capitano col bicchiere in mano, una novità. E aveva due angeli custodi a sostenerlo: Fabione teneva il bicchiere e Mauro lo riempiva. I tre si stavano preparando per la gara di Porchiano che si è disputata ieri. Fortuna o sfortuna vuole, dipende dai punti di vista, che proprio accanto al nostro tavolo da 25 ce ne fosse un altro, tutto al femminile con una media di età di 16 anni. Galeotta la primavera, che mette a dura prova gli ormoni di questi uomini, non vi dico che colli lunghi che si sono ritrovati a fine pasto. Il nostro capitano ha tentato diversi approcci, consigliato dal compare Vigna, ma ne deve ancora scorrere d’acqua sotto i ponti prima che l’allievo superi il maestro.

Oltre a queste timide avance amorose, la serata è stata caratterizzata dall’astrusa piega che ha preso la mia personalissima e malsana idea di farmi una disgraziata t-shirt col nome mio e della squadra. L’idea era scaturita principalmente dal fatto di non avere uno straccettino da indossare durante le premiazioni e che pubblicizzasse la squadra. Quello che ne è venuto fuori è che alla fin fine, nelle varie richieste presentatemi, a nessuno fregava più del logo della squadra e si facevano largo le proposte più varie. Mea culpa il momento in cui Mauro ha sbirciato il fac-simile di quella di Antonello: l’effige di Will Coyote con scritto Genius at Work. Diciamo che ha dimostra elevato dissenso per il significato della dicitura e di quanto poco avesse a che fare col nostro presidente. Ma io, al metodo nazista ho risposto che il mio compito è quello di eseguire gli ordini. Proseguendo la kermesse del festival dell’assurdo, non me ne vorrà Cristian, se svelo che nella sua maglietta desiderava stampato l’artiglio di Wolverine. Temo che entro domani mi giungerà qualche nuova richiesta del tipo “Dalla, non è un cantante è un consiglio”.

Mentre il generale (la cameriera di ferro) portava le pizze al tavolo, il clima continuava a riscaldarsi, per fortuna avevamo l’aria condizionata, ovvero un Cristian euforico che faceva la spola da una parte all’altra della sala: perché lui conosce tutto e tutti. Giurerei di averlo visto confabulare qualcosa persino con una sedia di vimini. A onor del vero va detto che quando si esce in bici con lui, pare di pedalare col presidente Bush: che tu vada verso la toscana, o in culo all’universo, lui qualcuno conosce. Allora tu pensi “Mmh, secondo me fa finta, lo fa per darsi un tono!”… E invece no, perché si ferma, ci parla quei cinque minuti buoni per farti incartare le ginocchia e poi si riparte alla ricerca di qualche altra conoscenza. Ora ho capito perché non viene in mtb troppo volentieri: perché con daini e cinghiali non si intende un granchè.

Oltre a Matteo, la cena era un bell’espediente per festeggiare un altro di noi, Alessio. L’atteggiamento era molto più pacato di quello del capitano, complice il fatto che accanto gli sedesse la ragazza, alla quale vanno tutti i miei complimenti per la pazienza che dimostra nel sopportare tutti noi. Ora dovrà trovare una buona ricetta per la crostata, visto che al fidanzato, non so per quale motivo soprannominato Marmellata, sono stati regalati, così per scherzo, una decina di barattoli di confetture varie. Ora che ripenso alla serata, forse so perché Alessio è così denominato. Mentre parlavo con Mauro di non so cosa, questi lo chiama forte e gli fa “Alessio, mi devi pagare”. Il Marmellata viene giù, portafoglio alla mano e inizia a sfogliare le banconote “Dimmi Mauro, quanto ti devo?”. Quest’uomo, inspiegabilmente beffato da Vigna, stava versando una quota alla cieca di una prestazione non ben precisata. Tutto è finito con Mauro che continuava a ridere per la sua ingenuità. Roberto, terminata la sua pannacotta, servitagli anch’essa dal generale, ha lasciato tutti noi, preferendo al mondo del ciclismo, un allenamento in-door sotto le coperte. Mauro direbbe che ognuno ha l’ammazza-caffè che preferisce. E il suo non fa neppure male al fegato!

Restando senza ruote per tornare a casa ho elemosinato un passaggio. Prima ho chiesto ad Antonello e Francesca, i più sani e sicuri della serata, poi ho pensato che era meglio non romper loro le scatole visto che già di tempo per stare assieme ne hanno poco. Così mi sono rivolta a Mauro e Matteo. Quando ho visto Mauro che stava andando verso una macchina che non era la sua, sono tornata da Antonello. Meglio essere di troppo che non essere mai più!

Ma da fonti certe so che dalla serata sono tutti usciti indenni.

martedì 6 maggio 2008

GAMBE RUBATE ALLA STRADA

Per essere uno che non va mai in mountain bike diciamo che si difende bene. Parliamo di Diego Franceschini, al quale porgo le mie congratulazione per essersi laureato vincitore del campionato italiano diabetici. Ormai ne ha talmente tante di queste coppe che in casa sua le usano regolarmente a pranzo e a cena per bere l'acqua minerale.

lunedì 5 maggio 2008

TABULA RASA

Con la sella stretta a dovere, e dopo aver cambiato la mia gomma anteriore slik, a Gualdo Tadino ieri la musica era diversa dall’ultima batosta subita a Miranda.
Ero davvero pimpante tanto che prima di partire da casa con Roberto, già scaldavo le gambe in bici per andare a prendere il caffè al bar del mio paese alle 6.45.
Sarà più per la contentezza di aver risolto il problema scarpe (cricchetto rotto), proprio il pomeriggio precedente, da un concorrente del marchio Bikeland, che bisogna ammettere, non ha nulla da invidiargli in quanto a professionalità.
Roberto è meno reattivo di me, reduce da una giornata trascorsa a passeggiare per le vie di S.Marino. Per la strada ci si ritrova tutti, e tutti inveiscono contro il mio autista accusato di rischiare di farsi tamponare dai moscerini. Quando aveva la moto questo bastardone mi ha fatto passare la voglia di supplicarlo per andare a fare un giro assieme poiché rischiavo di sporcare le mutandine tanto andava forte e tanto la mia testa rischiava di abbandonare la propria sede naturale, colpa della forza del vento. In macchina è tutto il contrario. Poi però i colleghi tra gesti equivoci con le dita, lampeggi vari, telefonate a distanza ravvicinata, lo hanno sorpassato di gran lena. Per giungere al ritrovo della gara un minuto prima!

Anche questa volta siamo in moltissimi. Io non ho più addosso quel fardello arancio che la mia omonima mi ha strappato via l’ultima volta a Miranda. Poco male. E’ un bel peso da portare. Peccato per lei che non ha la mamma sarta e deve correre con quella tenda addosso, la mia era fatta su misura! Oltre alla mia inarrestabile avversaria c’è un volto illustre che sapevo di aver già incontrato. Controllando in archivio ho scoperto grazie ad una foto che la ragazza, a Lido degli Estensi, era arrivata qualche minuto prima di me, guadagnando il terzo posto. Ma qua a S. Pellegrino ha sbaragliato tutte ed ha vinto con gran classe. Dal canto mio ci ho messo tutti gli ingredienti che avevo impiegato a S. Gemini. E sono felice di come sia andata. Prima di tutto perché la ragazza che lo scorso anno arrivava sempre prima di me e con cui sportivamente scambiavo un segno di pace e contemporaneamente i complimenti, quest’anno non dà più la mano. L’inversione di ruoli deve aver provocato qualche altro cambiamento comportamentale. Sopravviveremo. Io mi tengo sempre sul basso profilo, così non sbaglio. Altro motivo della mia felicità è il distacco datomi dalla maglia arancio in carico: dodici minuti la scorsa volta, tre minuti e mezzo per la gara in questione. Un uccellino mi ha detto che la sua squadra non disdegna darle una mano durante la percorrenza e che neppure lei ha nulla in contrario con la pacca sul sedere. Io sono certa che il mio è un gioco cristallino. Tranne per quell’enorme favore elargitomi dal Poggini in un attimo di difficoltà immane: stavo arrancando con i denti e con le unghie una pendenza impossibile e non sapevo proprio come portarmi dietro la bici. Con pazienza l’ha praticamente trainata lui. Sei nel mio cuore.

Siamo a quota sei gare in questa stagione, e non ho ancora sbagliato strada! Mi sento miracolata.

Ed ora qualche flash qua e là.

Roberto e Fabione: la questione si fa sempre più interessante. Lo Shiro nostrano, il pallavolista per diletto e ciclista per cattiveria, ha allungato il passo ieri. E per uno alto come lui non esiste termine migliore. Per gran parte della gara è stato la spina nel fianco di mio fratello. Lo ha svergognato in discesa mi dicono. Peccato che poi Roberto in volata ne abbia avuto quel poco di più, ma il giusto, che basta per vincere il singolar tenzone. Ormai la rivincita si dovrebbe tenere a Porchiano del Monte domenica prossima.
Matteo, Alessio e Sauro: il loro problema è che non c’è molto da dire perché per vincere c’è una cosa che loro non fanno e di cui tutti noi abusiamo: fare cazzate. Loro questa malattia la soffrono un tantino meno e i risultati si notano.
Antonello: vi racconto solo un paio di aneddoti. Primo: giovedì, al mare con la ragazza, passeggia un’oretta col classico risciò. Poi lo riporta al noleggio. Solo che sbaglia noleggio. Secondo: si fa più di trecento metri a piedi, su una rampa asfaltata con pendenza al 20%, per andare ad iscriversi e….davanti al tendone rendersi conto di aver dimenticato l’essenziale: il tesserino. Incontrarlo mentre torna indietro e borbotta come paperino è uno spettacolo davvero singolare.
Duccio: questo giovane ciclista dovrebbe passare più tempo con Vigna. Il suo temperamento pacato e lineare mi danno molto da pensare: forse non è uno di noi, perché se non hai sbattuto la testa da piccolo nel Bikeland non li vogliamo. Ma basta un viaggietto di andata con Mauro e Pieroni e vedrai che ogni neurone sano traslocherà impazientemente.
Alessandro: come ogni domenica commette due errori: portare la ragazza (prima o poi come si suol dire “ce ne ritrovi due”) e correre con gli occhi crettati dal sonno. Di ciclisti che lavorano in discoteca e gareggiano con tre ore di sonno se ne vedono pochi. Ma lui deve aver fatto un voto alla madonna e così corre con una bici che pesa quanto un SI’ Piaggio.
Marchino: il nostro cecchino quando c’è da salire è felice. E infatti era sorridente ieri. E sempre con la fotocamera in mano. Ormai fa parte della concorrenza e così deve dividersi tra la bici e il servizio stampa.
Poggini: lode a te.
Edoardo: non so come gli sia andata la gara, però posso dire che mi regala un bel po’ di carica visto che riesce a farmi il tifo mentre mi affianca e mi sorpassa col cuore a tremila.
Mauro: il nostro leader spirituale, il nostro santone, il capo della nostra setta, è pieno di pensieri in questo periodo. In primis quello di dover trovare un abito adatto per un matrimonio importante al quale dovrà presenziare. L’abito più elegante che nasconde nel suo armadio è il classico pigiama incartato che tutti hanno per andare in ospedale. Però scommetto che andrà a farselo fare su misura, da una bella signorina sarta, che dovrà ben misurare l’enorme circonferenza di quei quadricipiti possenti. Povera sarta.
Giorgio: chissà se ha trovato il fiato per cantare ieri. Direi che di forza per fare il karaoke non ne rimaneva molta. Di certo piuttosto che Macho Man avrà intonato qualche canto religioso.

NB
Lo scorso anno, durante la premiazione della Petrignano Bike, lo speaker fece del sarcasmo sul fatto che il team Bikeland avesse snobbato il Challenge.
Quest’anno temo che non avremo modo di godere del facile cabarettismo altrui visto che in zona podio di posto per le altre squadre finisce per rimanerne sempre poco.
IMPORTANTE: organizzazione davvero eccelsa. Il fatto di rendere gratuita l’iscrizione femminile è una scelta che io appoggio e condivido con tutto il cuore.

sabato 3 maggio 2008

CICLISTI D'ACQUA DOLCE


In odore di Marathon, i soliti volponi sono andati a marcare il territorio da quei ciclisti di lago che il 18 maggio dovranno guardarsi molto bene le spalle.

Matteo giovedì scorso doveva avere una gran voglia di prosciutto, e lui quello che doveva fare l’ha fatto. Del resto, quello che fa sempre, vincere. Peccato che l’organizzazione del “Circuito del Castello”, sappia a malapena contare fino a dieci. Al momento della sua premiazione avevano finito il salume d’onore e gli hanno fatto un Pagherò. In pratica, io ho vinto un capocollo, lui un fogliettino di carta. Un grazie doveroso al mio capitano per aver dato una bella spolverata a quel simpatico corridore che dopo il suo passaggio, nell’inseguirlo, non so per quale motivo, forse perché cercavo di fare da tappo…e mi veniva bene, mi ha preso a gomitate. Ho rischiato rovi e spine, ma grazie alla mia innata agilità e disinvoltura in bici, tutto è andato bene. Un tipo di gara questa che proprio non digerisco, non c’è il tempo di pensare a nulla, “hai da creppà e basta”. Io amo nei lunghi percorsi, dove c’è solo da pedalare duro, ripensare al ritornello di qualche canzone, oppure a come si chiama quell’attore là, o che cosa ti ricorda quel certo odore che senti…tutte cose così che credo capitino a molti di noi. L’ultima lunga salita che ho fatto non riuscivo a ricordarmi la seconda strofa della sigla di Candy Candy, e il cruccio mi ha tenuto compagnia per tutta la faticata.

Roberto, dopo due anni consecutivi, durante i quali dopo una ripida discesa, imboccando una curva a gomito finiva nella scarpata tra le spine, può dirsi felice e soddisfatto. Neppure un graffio. E in più, la sua performance lo ha spedito nel limbo dei vincenti, assieme a Fabione: entrambi al terzo posto della classifica generale xcounty regionale. Io sono prima, con una baracca di punti, tanto che la prossima gara la posso fare anche stravaccata sul divano di casa. Il pensiero di Alessandro riguardo alla manifestazione in questione è ben esposto nel video, non ci sentiamo di aggiungere altro.
Alessio, che ha riscosso grandi consensi da parte di mia madre, nel senso che come tutti noi ha gli occhi pure lei e ha detto che è proprio un bel ragazzo, ha corso in maniera superlativa come sempre. Mia madre di bici non ne capisce niente e quindi si è limitata ai giudizi che le competono, ciò che non le compete è guidare la mia auto. Appena rimesse le chiappe sul sedile, facendo manovra ha centrato l’unico albero che c’era. Da come si è lamentata pare che secondo lei prima non ci fosse, e che lo abbiano piantato lì nel frattempo. Per quanto concerne la frizione…è da cambiare.


Il mio karma non mi vuole bene in questo periodo: mi sta punendo per aver conrnificato matteo sull’argomento scarpe. Il cricchetto di una scarpa non tiene più, deve avere un difetto di fabbrica, così durante la gara, l’altro giorno, quando scendevo dalla bici, il collo del piede faceva forza anteriormente e mi si allargava tutta la calzata. Risultato: mi si scalcagnava la scarpa, come ai vecchi. Domani a Gualdo, per non sregolare tutto, tacchette e pedali, dovrò correre con un giro di nastro gommato alla scarpa. Boccone amaro da mandar giù! La maglietta ha riscosso consensi: già sono arrivati tre ordini. Di cui uno ieri, mentre ero in bici: era Antonello! Da quando mi conosce sta prendendo tutti i miei vizi e vezzi. Lui non sa che tre mesi fa mi sono pure fatta fare, da un giapponese, una pergamena con su dipinto il mio nome in lingua nipponica.