Se foste amanti di Woody Allen ricordereste un momento di "manhattan", durante il quale il protagonista detta ad un registratore i dieci motivi per cui vale la pena vivere.
In realtà sono pensieri che non fisserei in nessun nastro o foglio di carta, poichè mutano di giorno in giorno e nella mia lista immaginaria da poco è entrato nella top ten "Vincere a Pianello". Che in un film di Allen proprio non ci starebbe bene, eppure per me è una di quelle cose che non hanno prezzo ed è un vero peccato che fra qualche tempo non ricorderò certi momenti e certe sensazioni.
Come quando nel parcheggio girando tra le auto prima della partenza con gran sorpresa scorgo i miei Flavi preferiti: il saggio e il meno saggio. Il primo, rinomato conoscitore di sentieri e percorsi vari, non a caso si vanta d'aver trovato una scorciatoia per pianello. E il secondo prende in giro il primo e pensa solo al pasta party finale.
Poi c'è Mauro che insieme a me fa a gara a chi consegna più pacchi in bagno: facciamo una gara a tappe di bisogni fisiologici la domenica io e lui. Poi arrivano i vip: Marsiglietti che si presenta subito con una bici poco adatta alla partenza. "Matteo mi ci dai un'occhiata?" e Matteo "Beh, tutto bene, mi pare ok". Dopo un chilometro e mezzo a bordo tracciato c'è Michele col cambio e il forcellino in mano. Non manca Antonello che zitto zitto è andato come un treno. Ci sono poi una sfilza di nuovi colleghi di Apecchio. Insomma c'è tutto il mondo, e non parlo solo di noi Bikeland, ma proprio di tutti i ciclisti del centro italia. Dalla Romagna, dalle Marche, dappertutto: c'è uno dell'ISD, c'è Alberati, Balducci. Tutti tipetti tranquilli. Poi c'è il grande ritorno di Marco Cellini, che dopo un anno che più nero non si può, è pronto al via con una grinta e uno spirito difficili da spiegare e raccontare, bisogna vederlo e sentirlo parlare per capire. Il suo tono pacato, sempre convinto di quello che dice, pronto a mettersi in gioco e consapevole delle proprie capacità e forte delle proprie motivazioni, sono la sintesi di quello che i pedali rappresentano per i veri appassionati: vince chi sa soffrire di più. Marco domenica è arrivato secondo assoluto, in più era il giorno del suo compleanno: il regalo se lo è fatto da solo, ma servirebbe a poco senza qualcuno al traguardo a rendergliene atto. Ed il calore di un pubblico attento lo hanno accolto mentre sembrava lasciar dietro di sè tanti brutti fantasmi appena varcata la linea dell'arrivo.
In gara probabilmente non ero spinta dalla forza propulsiva che alimentava Marco, ma in testa avevo solo la voglia di star davanti e nemmeno per un attimo ho pensato che avrei lasciato che le cose andassero diversamente. Perfino il cardio si è rifiutato di funzionare, per tutta la gara ha segnato "zero". E devo dire che il cuore neppure lo sentivo. Avevo solo un gran bocca felpata durante tutta la prima salita, come al primo esame all'università per capirci. Poi ho pensato chissenefrega, mica devo parlare, basta pedalare. A metà gara una bella carica me l'ha infusa il nostro fotografo preferito, novello papà di Francesco, che non manca mai di tifare per me.
Come lo scorso anno pure questa volta alla premiazione erano presenti due ragazze in abiti succinti. Unica ma rilevante differenza rispetto al 2008 era che questa volta alle signorine il bottone dei jeans si allacciava ed erano logicamente guardabili. E le hanno guardate in molti. Io invece, grazie al contributo di Mauro, ho guadagnato un nuovo grado in squadra, col quale l'altissimo presidente Roscini mi definisce davanti ad amici e colleghi. Eccolo quindi gridare ai quattro venti "La Romina è la escort del Bikeland". E di rincalzo un romanticissimo Giampiero Tasso aggiunge "Sì, sì...la Escort...la Ford Escort!". E dire che stavano tranquillamente mangiando un buon piatto di pasta e invece hanno posato la forchetta per mettere in fila queste carinerie. Sono adorabili (...nella tastiera manca il simbolo Denti Stretti).
A tenere alto il livello del pasta party, oltre alle signorine in mini, ma molto minigonna, c'è Mauro che viaggia con una scimmia legata al collo. E con questo ho detto tutto.
In realtà sono pensieri che non fisserei in nessun nastro o foglio di carta, poichè mutano di giorno in giorno e nella mia lista immaginaria da poco è entrato nella top ten "Vincere a Pianello". Che in un film di Allen proprio non ci starebbe bene, eppure per me è una di quelle cose che non hanno prezzo ed è un vero peccato che fra qualche tempo non ricorderò certi momenti e certe sensazioni.
Come quando nel parcheggio girando tra le auto prima della partenza con gran sorpresa scorgo i miei Flavi preferiti: il saggio e il meno saggio. Il primo, rinomato conoscitore di sentieri e percorsi vari, non a caso si vanta d'aver trovato una scorciatoia per pianello. E il secondo prende in giro il primo e pensa solo al pasta party finale.
Poi c'è Mauro che insieme a me fa a gara a chi consegna più pacchi in bagno: facciamo una gara a tappe di bisogni fisiologici la domenica io e lui. Poi arrivano i vip: Marsiglietti che si presenta subito con una bici poco adatta alla partenza. "Matteo mi ci dai un'occhiata?" e Matteo "Beh, tutto bene, mi pare ok". Dopo un chilometro e mezzo a bordo tracciato c'è Michele col cambio e il forcellino in mano. Non manca Antonello che zitto zitto è andato come un treno. Ci sono poi una sfilza di nuovi colleghi di Apecchio. Insomma c'è tutto il mondo, e non parlo solo di noi Bikeland, ma proprio di tutti i ciclisti del centro italia. Dalla Romagna, dalle Marche, dappertutto: c'è uno dell'ISD, c'è Alberati, Balducci. Tutti tipetti tranquilli. Poi c'è il grande ritorno di Marco Cellini, che dopo un anno che più nero non si può, è pronto al via con una grinta e uno spirito difficili da spiegare e raccontare, bisogna vederlo e sentirlo parlare per capire. Il suo tono pacato, sempre convinto di quello che dice, pronto a mettersi in gioco e consapevole delle proprie capacità e forte delle proprie motivazioni, sono la sintesi di quello che i pedali rappresentano per i veri appassionati: vince chi sa soffrire di più. Marco domenica è arrivato secondo assoluto, in più era il giorno del suo compleanno: il regalo se lo è fatto da solo, ma servirebbe a poco senza qualcuno al traguardo a rendergliene atto. Ed il calore di un pubblico attento lo hanno accolto mentre sembrava lasciar dietro di sè tanti brutti fantasmi appena varcata la linea dell'arrivo.
In gara probabilmente non ero spinta dalla forza propulsiva che alimentava Marco, ma in testa avevo solo la voglia di star davanti e nemmeno per un attimo ho pensato che avrei lasciato che le cose andassero diversamente. Perfino il cardio si è rifiutato di funzionare, per tutta la gara ha segnato "zero". E devo dire che il cuore neppure lo sentivo. Avevo solo un gran bocca felpata durante tutta la prima salita, come al primo esame all'università per capirci. Poi ho pensato chissenefrega, mica devo parlare, basta pedalare. A metà gara una bella carica me l'ha infusa il nostro fotografo preferito, novello papà di Francesco, che non manca mai di tifare per me.
Come lo scorso anno pure questa volta alla premiazione erano presenti due ragazze in abiti succinti. Unica ma rilevante differenza rispetto al 2008 era che questa volta alle signorine il bottone dei jeans si allacciava ed erano logicamente guardabili. E le hanno guardate in molti. Io invece, grazie al contributo di Mauro, ho guadagnato un nuovo grado in squadra, col quale l'altissimo presidente Roscini mi definisce davanti ad amici e colleghi. Eccolo quindi gridare ai quattro venti "La Romina è la escort del Bikeland". E di rincalzo un romanticissimo Giampiero Tasso aggiunge "Sì, sì...la Escort...la Ford Escort!". E dire che stavano tranquillamente mangiando un buon piatto di pasta e invece hanno posato la forchetta per mettere in fila queste carinerie. Sono adorabili (...nella tastiera manca il simbolo Denti Stretti).
A tenere alto il livello del pasta party, oltre alle signorine in mini, ma molto minigonna, c'è Mauro che viaggia con una scimmia legata al collo. E con questo ho detto tutto.