Giornata campale quella odierna. Prima gara del circuito cross country. E il panorama ormai lo conosciamo a memoria: le vigne di Casteltodino, croce e delizia di tutti i crossisti del centro Italia. Habitat naturale del Maurone nazionale. Giorno fondamentale per moltissimi biker, caratterizzato dal vero e proprio rientro in piena stagione agonistica: ritorna l'ora solare, la primavera è iniziata e si sfoggiano le maglie di campioni regionali guadagnate a fatica l'anno precedente.
Le premesse, e buone direi, ci sono tutte. I fatti però non sempre aderiscono ai buoni auspici. Iniziando dal viaggio in macchina con Mauro, che subito dopo esser partiti, ha allungato la mano sotto il sedile sfoderando lo scettro del potere, l'arma di ogni ciclista, la pergamena immacolata che ogni comune mortale è costretto a firmare da che mondo è mondo. LA CARTA IGIENICA. La mia rabbia è mista ad invidia, io non son riuscita ancora a consegnare il mio pacco alla reception, lui invece ce l'ha bello che pronto. Solo che il bagno della stazione di servizio è ancora chiuso a chiave, il luogo è deserto. Maurone fa l'occhio furbo e sgattaiola dietro il bar, su uno spiazzo sterrato coperto da una piccola tettoia. Dopo neppure due minuti torna. Si è liberato del suo demone in maniera del tutto naturale. Attenzione se vi fermate a Pierantonio in superstrada... dietro il bar c'è il dna di mauro.
La cattiva sorte non ci fa una gran sorpresa imperlando il parabrezza di pioggia, lo sapevamo che avrebbe piovuto. Anche perchè ormai piove da quando Noè costruì l'arca e primavera è diventata una parola senza senso compiuto visto che solo dieci giorni fa nevicava. E fermate quel pazzo di Obama che ho sentito al telegiornale si stia adoperando contro il surriscaldamento globale. MAGARI avere 30 gradi adesso, risparmierei di lampade solari.
Raggiungiamo Casteltodino, già sentiamo l'aria della competizione, io più di tutto sento un bisogno, quello di trovare il bagno. Ma la mia ispirazione fisiologica subisce un traumatico arresto quando al finestrino un ciclista ci informa che la gara è annullata. Scendiamo. Tutti tornano col morale sotto le scarpe dal ritrovo iscrizioni con il medesimo annuncio. I giudici di gara ci confermano il tutto. Addirittura abbiamo dovuto passare la telefonata di un incredulo Matteo Donati alla Salvina, la giudice dalla voce squillante che lo ha avvertito in prima persona del fatto.
Questi buon temponi di casteltodino si sono appellati all'impraticabilità del tracciato. Eppure alcuni che hanno provato il giro son tornati con la bici quasi per nulla intaccata dal fango. In più al nostro arrivo non abbiamo trovato allestito nè gazebo di giuria, nè segnalazioni varie, nè ambulanza o protezione civile. Insomma, pareva proprio che lì una gara non fosse prevista, quasi avessero deciso per la sospensione il giorno prima. Ammettiamo che qualcosa ci puzza, e non lo dico perchè viaggio in macchina con uno che si porta dietro un soffice rotolo di carta igienica, ma perchè basta fare uno più uno.
Poi sono tornata a casa e rimontando la bici mi sono accorta che avevo le pasticche anteriori totalmente fuori sede oltre che finite, cosa che mi avrebbe impedito di correre. Dicesse Mauro "Tu devi accendere un cero visto che oggi la gara è saltata"... e io il cero lo accendo, ma la rimostranza la faccio comunque visto che sennò non avrei saputo come collocare il fatto che il nostro Schiantatope gira per gli autogrill a lasciare ricordi della sua bella persona.
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