lunedì 7 aprile 2008

PICCOLE COSE DI VALORE NON QUANTIFICABILE

Gf ANTICA CARSULAE VISTA CON QUESTI OCCHI
Cronaca semiseria di una giornata del tutto perfetta

Parliamoci chiaro. Qual è la cosa più importante da fare la mattina prima della gara? Quella cosa che solitamente dopo latte e caffè è impellenza di tutto l’universo?! Beh, per noi corsaioli è un bel cruccio visto che spesso ci toccano delle levatacce che mescolate all’ansia da prestazione comportano gli stessi dilemmi etici della Marcuzzi col suo yougurt. Tanto che ogni domenica quando io e mio fratello ci diamo il buongiorno in auto è la prima informazione che ci scambiamo. Mmh, tutto questo per dire che ieri, destinazione Antica Carsulae, gara che non ammette zavorre sul di più, iniziava già con un piccolo problema che avremmo dovuto risolvere in loco.
Mentre il caffè del mattino faceva il suo effetto tardivo, mi trovavo imbottigliata in una fila infinita nella piazza di San Gemini. L’atmosfera, nonostante noi volpi fossimo in più di venti e i meglio fighi del bigonzo aggiungo io, era davvero cupa. Le problematiche, oltre la mia, del tutto fisiologica, erano molteplici.
Vigna era incazzato come un tricheco in calore per le assurde modalità di iscrizione e di mancate informazioni da parte degli organizzatori, senza contare che il tempo per riscaldare i suoi quadricipiti megagalattici rimaneva esiguo. Ricciardi era furioso con i Donatis Brothers, che non avevano con loro il suo tesserino FCI. Detta così pare una frase qualunque, ma se analizzate bene la semantica del periodo converrete con me che Andrea avrebbe dovuto fare quello che facciamo tutti ogni sabato sera quando si prepara la borsa: prima cosa, ho il tesserino? Ok! Speriamo che Andrea non legga il mio blog, altrimenti se la lega al dito e mi dispiacerebbe.
Roberto: individuo solitamente incazzoso e ieri, insolitamente tranquillo. Nonostante fossero scesi a tutti i cosiddetti alle caviglie, non ha proferito parola. Forse la sua calma contemplativa era data dalla dolorosa mancanza di un avversario ormai di lungo corso, Pieroni. Sicuramente avrà in serbo qualche sorpresa per noi.
Antonello era pacatamente irritato dalle invettive di Andrea per la storia del tesserino, ma da grande diplomatico qual è, ha garantito per il giovane atleta ed è riuscito a trovare un escamotage per farlo correre. Purtroppo ha provveduto in un attimo ad oscurare questa sua aura intoccabile da uno dei suoi tocchi di classe: casco dimenticato a casa. E’ colpa della mamma dice lui. Fortunatamente ha risolto facendosene prestare uno, un cervello in prestito però ancora non lo ha trovato. Insomma, mentre tutti erano impegnati per un verso o per un altro, io ho colto l’occasione per rispondere al richiamo della foresta. E al bar della piazza mi sono bevuta il classico caffè di circostanza. Tutto iniziava ad andare meglio. Finisco di fare la fila per numero e chip e intanto mio fratello ha montato le bici. Ottima cosa per me, che solitamente se devo farlo da sola finisce sempre che combino un’arrosto. In griglia siamo tantissimi, di Bikeland poi una miriade, abbiamo vinto pure il terzo premio società alla fine.
A questo punto le nostre strade si dividono, ognuno nella propria griglia. Nella mia le solite facce, finti sorrisi (pure il mio è finto), finti imbocca al lupo e si parte. Subito sono davanti. Non mi esalto, è sempre così, faccio le partenze a razzo, poi mi bruciano dopo due chilometri. Inizia il salitone infernale di dieci km. Non le vedo neppure più. In poco tempo guadagno perfino su un tanti uomini che erano davanti a me in partenza. Il cuore è altissimo ma non sento fatica. Inizio a domandarmi se il caffè fosse drogato. Meglio così. Metà salita, sempre meglio. Ultimi tratti, vedo mio fratello, ingrano, lo raggiungo, gli ansimo proprio dietro la ruota. Molti scendono. Io e lui siamo tignosi. Col cuore a mille mi urla dove ha nascosto le chiavi dell’auto e poi mi saluta perché il percorso devia. Da lontano mi domanda con voce stupefatta “Ma sei la prima?” e io “Sì!”, lui “Forza allora!”. Mi galvanizzo ancora di più. In discesa sono molto meno brillante rispetto all'ascesa, ma accantono i timori, le altre ragazze sanno il fatto loro. Così prego qualche divinità che mi protegga e vado giù con il mio anteriore montato semi-slik. Non sbaglio strada, non sbaglio niente, le gambe stanno bene e la bici è perfetta. Il mio unico incubo è la foratura. Rivedo una mia avversaria in lontananza in un tratto asfaltato, mi intimorisce la cosa. Però ho dalla mia il vantaggio emotivo di essere in testa. Avendolo fatto praticamente sempre, so quanto logori inseguire. Così salgo sui pedali e le faccio vedere che per quel che mi riguarda, le forze mi avanzano. Grande stronzata, ma ha funzionato. Dopo un po’ ha ceduto al forcing. Ultimo chilometro. Non mi vergogno a dirlo: penso sia stato uno dei momenti più belli della mia vita. Per questo preferisco gli sport individuali: non ci sono appelli, nel bene o nel male sei solo tu. E finalmente ho potuto alzare le braccia al cielo. Oddio, solo un braccio, visto che io senza mani in bici, so che è vergogna dirlo, ho paura di cadere. Spero tanto di potermi allenare su tanti traguardi come questi.



3 commenti:

Permaz ha detto...

Tutto qui??? Ti voglio più autoreferenziale!!! Hai vinto, c'hai la maglia! Qualcuno per molto meno si pavoneggia molto di più!!!

Azazhel1984 ha detto...

per pavoneggiarmi devo mettere in fila almeno un altro paio di risultati. sennò rischia di essere una cattedrale nel deserto e non vorrei rischiare di farmi ridere dietro.

Fabiano Bonomini ha detto...

COMPLIMENTISSIMI!!!!