Con un ritardo comprensibile visti gli impegni profusi durante la manifestazione di Fontecchio è il momento ora di fare un passo indietro e mettere in guardia tutti i biker che questa stagione hanno obiettivi particolarmente prestigiosi.
Sappiate che il team Bikeland ha tirato fuori dal suo cilindro magico un coniglietto con delle gambe che potrebbero mandare avanti una centrale elettrica a pedali. Al traguardo di Mirando, venerdì scorso, la vecchia guardia, spaventata e ignara, domandava chi fosse questo Sauro Rinaldini, venuto da non si sa bene dove, a rompere le uova nel paniere di molti. Prima gara coi nostri colori e subito prima piazza assoluta. Gira voce sia un cyborg uscito dall’officina di Cardellini, mezzo uomo e mezzo trek. Forse abbiamo scoperto il segreto del suo successo: non essersi ancora confuso con noi e con le nostre scemenze. Al momento del plagio perderà il suo prestigo! Il bello non finisce qui: Matteo, che durante la gara mi ha superato con la freschezza e tranquillità di chi va ai giardinetti con la bici e il campanellino al manubrio, è arrivato quinto assoluto, e ha detto che non è ancora al massimo. Alessio ha sempre fretta, ma talmente fretta che Peruzzi inizia a sudare freddo. Il distacco di 2.35 minuti di venerdì rende chiaro il motivo, e io sono felice se Alessio si fa prendere ancor più dalla fretta, anzi, gli metterò del pane a cuocere nel forno di casa sua, così correrà come un matto per non farlo bruciare e per bruciare Peruzzi, che non riscuote i miei consensi. A differenza di Cellini che anche in questa occasione ha fatto il numero e mi ha superata, salutandomi, col medesimo passo di Matteo: quello di chi è partito un secondo fa e invece ha già fatto 35 km. Mauro nonostante continui ad accusare i dolori della spalla, e crucci del tutto personali, dimostra di voler dare il massimo sempre e comunque. Giorgio era ancora più pimpante del solito, ha fatto gran parte della gara assieme ai Tassi. Pare che al termine i fratelli avessero il timpano perforato dalle chiacchiere. Pensate che da uno stradone all’altro, o in mezzo al bosco, mio fratello ogni tanto sentiva urlare il proprio nome da chi è così attento al grammo quando va in bici che lesina pure sui capelli. Ma Roberto aveva poco spazio da dedicare alle pazzie di Giorgio, doveva contenere la performance di SniperKtm, al secolo Marchino il geologo e soprattutto del collega Alessandro, che ha raccontato a tutti la stronzata di non esserci mai andato in bici questo inverno. Certo col percorso di Miranda e con quella specie di hammer che ha per bici deve essersela goduta il giusto. Non come la sua ragazza, che ci è cascata pure stavolta. Vedrai tu che fra un po’ si appassiona, sale in bici e inizia a pedalare forte: così mi tocca un’altra magagna. Il Poggio ce l’ha fatta, ha iniziato con un mezzo, il suo, e ha terminato con un mezzo, il suo. Tutta la gara con la bici. Non male per uno che stronca la catena e spacca le ruote con la stessa frequenza con cui io imperlo una cavolata dietro l’altra. E quindi veniamo alla sottoscritta: ora lo scrivere si fa più lento perché con una mano posso digitare, ma l’altra me la sto mangiando. La mia scaramanzia, sentimento di recente adozione, si è dimostrata, come presagivo, una scienza del tutto fallace. Per pigrizia e invocando la fortuna, ho ben pensato di non cambiare la gomma slik che mi ha portato gli ultimi due ottimi piazzamenti nelle gare di S-Gemini e Selci. In più, mia madre mi ha rassicurato dicendomi che secondo lei il sole di un pomeriggio soltanto avrebbe asciugato il tracciato: avrei dovuto tener conto che in bici forse ci sarà andata una volta da bambina. Cattiva idea fidarsi. Idea malsana è anche stringere con poca accuratezza la sella, per paura di spezzarsi un’unghia, non è una gran cosa da fare. Soprattutto se si allenta e si impunta a due km dalla partenza. Brutta faccenda farsi una gara intera con le chiappe praticamente ad altezza ruota posteriore. Così, questa maglia gialla con cui son partita, che un po’ mi pesava sulle spalle, non c’è rischio, ora pesa su quelle di qualcun'altra che visto il passo che tiene bisognerà farle qualche fattura o chiamare un cecchino direttamente se si vuol combinare qualcosa di buono. L’apoteosi della giornata storta è stato il momento del ritorno all’auto, prima di partire si rimettono dentro le bici, allora appoggio il mio premio (capocollo, vino e tagliatelle), davanti alla macchina, per terra. Dopo un’ora di viaggio mi rendo conto che non siamo andati in paro neppure con il prezzo dell’iscrizione: premio dimenticato sul ciglio della strada che porta a Mirando. La prossima gara può solo andar meglio, fare di peggio sarà difficile!
Sappiate che il team Bikeland ha tirato fuori dal suo cilindro magico un coniglietto con delle gambe che potrebbero mandare avanti una centrale elettrica a pedali. Al traguardo di Mirando, venerdì scorso, la vecchia guardia, spaventata e ignara, domandava chi fosse questo Sauro Rinaldini, venuto da non si sa bene dove, a rompere le uova nel paniere di molti. Prima gara coi nostri colori e subito prima piazza assoluta. Gira voce sia un cyborg uscito dall’officina di Cardellini, mezzo uomo e mezzo trek. Forse abbiamo scoperto il segreto del suo successo: non essersi ancora confuso con noi e con le nostre scemenze. Al momento del plagio perderà il suo prestigo! Il bello non finisce qui: Matteo, che durante la gara mi ha superato con la freschezza e tranquillità di chi va ai giardinetti con la bici e il campanellino al manubrio, è arrivato quinto assoluto, e ha detto che non è ancora al massimo. Alessio ha sempre fretta, ma talmente fretta che Peruzzi inizia a sudare freddo. Il distacco di 2.35 minuti di venerdì rende chiaro il motivo, e io sono felice se Alessio si fa prendere ancor più dalla fretta, anzi, gli metterò del pane a cuocere nel forno di casa sua, così correrà come un matto per non farlo bruciare e per bruciare Peruzzi, che non riscuote i miei consensi. A differenza di Cellini che anche in questa occasione ha fatto il numero e mi ha superata, salutandomi, col medesimo passo di Matteo: quello di chi è partito un secondo fa e invece ha già fatto 35 km. Mauro nonostante continui ad accusare i dolori della spalla, e crucci del tutto personali, dimostra di voler dare il massimo sempre e comunque. Giorgio era ancora più pimpante del solito, ha fatto gran parte della gara assieme ai Tassi. Pare che al termine i fratelli avessero il timpano perforato dalle chiacchiere. Pensate che da uno stradone all’altro, o in mezzo al bosco, mio fratello ogni tanto sentiva urlare il proprio nome da chi è così attento al grammo quando va in bici che lesina pure sui capelli. Ma Roberto aveva poco spazio da dedicare alle pazzie di Giorgio, doveva contenere la performance di SniperKtm, al secolo Marchino il geologo e soprattutto del collega Alessandro, che ha raccontato a tutti la stronzata di non esserci mai andato in bici questo inverno. Certo col percorso di Miranda e con quella specie di hammer che ha per bici deve essersela goduta il giusto. Non come la sua ragazza, che ci è cascata pure stavolta. Vedrai tu che fra un po’ si appassiona, sale in bici e inizia a pedalare forte: così mi tocca un’altra magagna. Il Poggio ce l’ha fatta, ha iniziato con un mezzo, il suo, e ha terminato con un mezzo, il suo. Tutta la gara con la bici. Non male per uno che stronca la catena e spacca le ruote con la stessa frequenza con cui io imperlo una cavolata dietro l’altra. E quindi veniamo alla sottoscritta: ora lo scrivere si fa più lento perché con una mano posso digitare, ma l’altra me la sto mangiando. La mia scaramanzia, sentimento di recente adozione, si è dimostrata, come presagivo, una scienza del tutto fallace. Per pigrizia e invocando la fortuna, ho ben pensato di non cambiare la gomma slik che mi ha portato gli ultimi due ottimi piazzamenti nelle gare di S-Gemini e Selci. In più, mia madre mi ha rassicurato dicendomi che secondo lei il sole di un pomeriggio soltanto avrebbe asciugato il tracciato: avrei dovuto tener conto che in bici forse ci sarà andata una volta da bambina. Cattiva idea fidarsi. Idea malsana è anche stringere con poca accuratezza la sella, per paura di spezzarsi un’unghia, non è una gran cosa da fare. Soprattutto se si allenta e si impunta a due km dalla partenza. Brutta faccenda farsi una gara intera con le chiappe praticamente ad altezza ruota posteriore. Così, questa maglia gialla con cui son partita, che un po’ mi pesava sulle spalle, non c’è rischio, ora pesa su quelle di qualcun'altra che visto il passo che tiene bisognerà farle qualche fattura o chiamare un cecchino direttamente se si vuol combinare qualcosa di buono. L’apoteosi della giornata storta è stato il momento del ritorno all’auto, prima di partire si rimettono dentro le bici, allora appoggio il mio premio (capocollo, vino e tagliatelle), davanti alla macchina, per terra. Dopo un’ora di viaggio mi rendo conto che non siamo andati in paro neppure con il prezzo dell’iscrizione: premio dimenticato sul ciglio della strada che porta a Mirando. La prossima gara può solo andar meglio, fare di peggio sarà difficile!
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