mercoledì 6 agosto 2008

MONTE ACUTO IN SOLITARIA: miracolosamente a casa

E' da un pò di tempo che con Roberto, passandogli accanto sia in bici da corsa o in auto, volgendo in alto lo sguardo, si butta un pensiero a Monte Acuto. Quando si va verso Umbertide, perfino da Pierantonio o dal Pantano lo si può vedere, è molto alto (950 m.s.l.) e in cima sembra abbia due antenne. Ma solo una lo è, l'altra è qualcosa di diverso.
Oggi, un pò per sfida e anche per dispetto nei confronti di tutti quelli che sono in vacanza, ho caricato armi e bagagli, con l'intenzione di immortalare il panorama da lassù. Non possedendo grandi qualità in fatto di orientamento, ho dato un occhio qua e là sulle mappe che ho trovato, la cosa pareva fattibile. Sono partita da Umbertide. Si sale verso Preggio, dopo circa tre chilometri di salita si svolta a sinistra. La strada si alterna a tratti dentro una boscaglia non troppo fitta e carrareccia esposta a quanto più sole si possa immaginare.
Ovviamente continua a salire. Si arriva in un sito dove ci sono i resti di un monastero (foto sotto)
ed è da qui che inizia l'agonia. Volgendo in alto gli occhi non sembra troppo lontano la cima, ma che pendenza! Sono ancora di buon umore quando un masso di dimensioni decisamente non lillipuziane mi salta da sotto la ruota contro la tibia. Ahio!!! Come vedete dall'immagine possiamo dire che la faccenda si è leggermente gonfiata. E mi pareva fosse sceso il cuore alle caviglie da come pulsava. Però ormai ero in ballo e non volevo voltarmi indietro. La salita è davvero sfiancante, costantemente al 25 %, all'inizio si riesce a pedalare poichè il fondo è abbastanza compatto, poi però si risolve in una pietraia secca, con massi fitti che tendono a rotolare verso il basso. Forse Matteo non sarebbe sceso, ma Giorgio scenderebbe. Io non mi sono neppure posta il problema. Il vero problema è che ancora c'è tanto da camminare e la bici non mi è mai sembrata tanto pesante. Vegetazione ridotta a zero, salvo spini e roveti, e se volete fare la marmellata lassù le more sono giù mature. Come potete vedere dallo scatto artistico, ho ancora la forza per fare qualche verso idiota. Ma continuando per il sentiero, salendo per chilometri (ne avrò fatti 2,5 a piedi), inizio a sentire un dolore poco simpatico ai talloni. Voglio confidarvi un segreto: se dovete andare in bici, intendo dire Sulla Bici, queste scarpe sono perfette, le sette meraviglie direi. Ma se dovete fare una lunga passeggiata vi consiglio un paio di nike. L'idea era quella di tirare avanti, tanto non avrei potuto far molto per risolvere la situazione, non è che avevo un paio di scarpette di riserva quindi... Continuando però, e avendo la sensazione che più camminassi e più la cima si spostasse più in alto, dedico un attimo ai miei talloni. Sgancio i cricchetti e scopro che la pelle sul tallone non c'è più, come si dice dalle mie parti "a ciccia viva". Mmh, mica male. Da antologia l'ultimo mezzo chilometro con me che salgo tutta scalcagnata, come questi vecchi con le spadrillas. Per fortuna che son più trista di quei sterpi che c'erano lassù. E vi assicuro che il panorama alla fine era da mozzare il fiato. E potevo star certa che nessuno mi avrebbe disturbato. In cima ci sono tracce di alcuni resti di età etrusca, ma pochi sassi. C'è poi un'antenna e una Croce Celtica. Con sopra questa iscrizione. Il resto è una sensazione che riempe cuore e gambe stanche, paragonabile a poche altre, quasi da far dimenticare questi due maledetti talloni che bruciano come le fiamme dell'inferno.









Non so dire fin dove si possa vedere, anche perchè in geografia non sono una lince, e allora me la cavo citando la poesia che in questo caso si addice di più a tutto questo "...sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E mi sovvien l'eterno..."
Però non son mica tanto sicura che se vi viene in mente di farci un salto io possa tornarci con voi!!! Devo ancora somatizzare spini, botte e scarpe assassine!

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