Ho sempre pensato che la gara di Miranda fosse il fiore all'occhiello del Challenge, ma il mio rapporto con essa è sempre stato di amore ed odio: ho beccato sempre diverse delusioni qua. Credo di averla corsa quattro volte. Beh, il primo anno andavo del mio passo come si suol dire quindi niente di rilevante. La seconda volta ci credevo, solo che un assetto della bici del tutto sbagliato: ovvero una semi-slick all'anteriore che avevo montato per Lido degli estensi e per pigrizia non tolsi (la notte fece il diluvio), e la sella che era lenta e mi si impennò, mi costrinsero al terzo posto. In più vinsi un capocollo che dimenticai sul ciglio della strada. L'anno scorso ho perso nella discesa finale per venti miseri secondi mi pare. Da mangiarsi gomiti, ginocchi e piedi!
Quest'anno ho svoltato. Devo ammettere che è una settimana che dentro il cervello faccio training autogeno. E Mauro la sera prima mi domanda: "allora? Qual è la tattica?". Quanto è coglione. Ma ancora non ha capito come ragiono io? Io di tattiche non ne faccio. Ti pare che tra donne sia possibile fare tattiche? Le donne sono una specie animale a se, che se fosse legale, oltre al fast, porterebbe un pugnale per accoltellare le avversarie. Tattiche? La mia tattica mauro è partire forte e arrivare quanto prima. Detto fatto! Il timore più grande era all'inizio. Carmela ha insistito per farmi partire davanti a tutti con le altre maglie arancio. E' pur vero che andavo fiera del lavoro sartoriale fatto da mia madre il giorno prima che bestemmia in aramaico antico quando le porto ste maglie da stradino (questo arancio non dona), di tre taglie più grandi. Ha la macchina da cucire sempre infilata di arancione. Però temevo appunto che al via tutti mi salissero sopra e si fa presto a buttar la gara con una partenza controllata. Al contrario devo lodare i miei colleghi, io mi son destreggiata discretamente e loro non hanno fatto i cafoni. Un pelino cafone è stato l'atleta del team Chianciano Terme, che in maniera deliziosa mentre era appiedato nel primo single track, ha intraversato la bici e mi ha fatto saggiare due denti del suo 44. Manco di un tre centimetri di carne.
Cliccate qui solo se non siete schizzinosi e volete vedere il mio taglietto di 44 sul polpaccio.
Interessante è la bestemmia che Tasso sentirà quando controllerà la registrazione della cam in soggettiva che mi ha montato per l'occasione. Altro momento buffo è quando in un tratto di sassaia in salita perdo il controllo e faccio inchiodare quello dietro, ricordando che ero sotto osservazione, come un libro stampato gli ho detto "Ti domando veramente scusa!". Quando di solito ci si manda in chiappe ogni tre minuti. Per il resto son rimasta davvero soddisfatta, mi son comportata a dovere una volta tanto e il prosciutto che la sera mia madre affetta con grande esperienza e maestria ne è l'esempio. Un coscio di porco è un trofeo che col tempo se ne va, ma certi momenti, certi bei ricordi bisogna conservarli e con Mauro ormai riusciamo a dare un senso ad ogni piccola o grande trasferta.
Dopo la premiazione, mentre tutti se ne andavano, noi abbiamo approfittato per goderci le cascate. Lui c'era stato da bambino, io mai. Un chinotto in mano lui e io col mio fidato calippo...solo perchè adoro farglielo ordinare alla barista...abbiamo scarpinato un altro pò, come se una gara in mtb non fosse già abbastanza. E lì, in quello spettacolo abbiamo pure attaccato bottone con un'anziana custode che ci ha regalato un pezzo della parete scavata dal passaggio dell'acqua, indurita dal deposito minerale che si crea e dalla vita che nasce e muore continuamente. Quando sono rientrata in casa con questa cosa in mano mia madre mi fa "Ah, e moh questo che è??? 'N'altra robba da trovagni el posto da qualche parte???" e io che la rimprovero per la poca romanticheria e le spiego. Un pezzo di cascata ha trovato posto sopra il mio letto, su quella mensola alquanto kitch tra gli altri trofei e medaglie e targhe vinti alle gare. E a ben vedere pare il trofeo più bello. Un solo neo, mentre leggevo la sera, in mezzo al libro mi scende giù una forfecchia ternana. Esce della roba dal pezzo di cascata, dalle targhe di vetro non esce nulla. Simbolo di una vittoria un pò più speciale di altre.
Quest'anno ho svoltato. Devo ammettere che è una settimana che dentro il cervello faccio training autogeno. E Mauro la sera prima mi domanda: "allora? Qual è la tattica?". Quanto è coglione. Ma ancora non ha capito come ragiono io? Io di tattiche non ne faccio. Ti pare che tra donne sia possibile fare tattiche? Le donne sono una specie animale a se, che se fosse legale, oltre al fast, porterebbe un pugnale per accoltellare le avversarie. Tattiche? La mia tattica mauro è partire forte e arrivare quanto prima. Detto fatto! Il timore più grande era all'inizio. Carmela ha insistito per farmi partire davanti a tutti con le altre maglie arancio. E' pur vero che andavo fiera del lavoro sartoriale fatto da mia madre il giorno prima che bestemmia in aramaico antico quando le porto ste maglie da stradino (questo arancio non dona), di tre taglie più grandi. Ha la macchina da cucire sempre infilata di arancione. Però temevo appunto che al via tutti mi salissero sopra e si fa presto a buttar la gara con una partenza controllata. Al contrario devo lodare i miei colleghi, io mi son destreggiata discretamente e loro non hanno fatto i cafoni. Un pelino cafone è stato l'atleta del team Chianciano Terme, che in maniera deliziosa mentre era appiedato nel primo single track, ha intraversato la bici e mi ha fatto saggiare due denti del suo 44. Manco di un tre centimetri di carne.
Cliccate qui solo se non siete schizzinosi e volete vedere il mio taglietto di 44 sul polpaccio.
Interessante è la bestemmia che Tasso sentirà quando controllerà la registrazione della cam in soggettiva che mi ha montato per l'occasione. Altro momento buffo è quando in un tratto di sassaia in salita perdo il controllo e faccio inchiodare quello dietro, ricordando che ero sotto osservazione, come un libro stampato gli ho detto "Ti domando veramente scusa!". Quando di solito ci si manda in chiappe ogni tre minuti. Per il resto son rimasta davvero soddisfatta, mi son comportata a dovere una volta tanto e il prosciutto che la sera mia madre affetta con grande esperienza e maestria ne è l'esempio. Un coscio di porco è un trofeo che col tempo se ne va, ma certi momenti, certi bei ricordi bisogna conservarli e con Mauro ormai riusciamo a dare un senso ad ogni piccola o grande trasferta.
Dopo la premiazione, mentre tutti se ne andavano, noi abbiamo approfittato per goderci le cascate. Lui c'era stato da bambino, io mai. Un chinotto in mano lui e io col mio fidato calippo...solo perchè adoro farglielo ordinare alla barista...abbiamo scarpinato un altro pò, come se una gara in mtb non fosse già abbastanza. E lì, in quello spettacolo abbiamo pure attaccato bottone con un'anziana custode che ci ha regalato un pezzo della parete scavata dal passaggio dell'acqua, indurita dal deposito minerale che si crea e dalla vita che nasce e muore continuamente. Quando sono rientrata in casa con questa cosa in mano mia madre mi fa "Ah, e moh questo che è??? 'N'altra robba da trovagni el posto da qualche parte???" e io che la rimprovero per la poca romanticheria e le spiego. Un pezzo di cascata ha trovato posto sopra il mio letto, su quella mensola alquanto kitch tra gli altri trofei e medaglie e targhe vinti alle gare. E a ben vedere pare il trofeo più bello. Un solo neo, mentre leggevo la sera, in mezzo al libro mi scende giù una forfecchia ternana. Esce della roba dal pezzo di cascata, dalle targhe di vetro non esce nulla. Simbolo di una vittoria un pò più speciale di altre.
1 commento:
Romy........sei sempre la meglio!!!!!!!!!!!ma chi è sto' cannibale ,che ti ha fatto quei sfregi????????????^_^.ciao Mario.
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