Riporto la notizia col beneficio del dubbio, ma il mio dubbio è molto scettico e molto poco benefico. Ho avuto modo di ritrovarmi in gara con la protagonista della seguente vicenda e non ho mai perso occasione per complimentarmi con lei, anche perchè altro non potevo fare, aveva un passo sovraumano rispetto al mio da comune mortale. Se i fatti reali rispecchiano almeno un terzo di quanto riportato in tale articolo concluderei che il passo sarà pure sovraumano, ma a livello morale penso che perda su tutta la linea con chiunque si trovi a confronto.
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VI PRESENTIAMO SABRINA, ANZI CRISTINA, SCUSATECI
articolo pubblicato su "Il Giornale delle Gran Fondo, febbraio 2010
(la fonte ufficiale Tratto da questo link)
articolo pubblicato su "Il Giornale delle Gran Fondo, febbraio 2010
(la fonte ufficiale Tratto da questo link)
Qualche domandina la facciamo volentieri ai dirigenti Uisp, che hanno prima emesso una tessera a nome di una persona inesistente e poi hanno tesserato come “amatore” una professionista camuffando l’anno di nascita.
Immaginatela così: ai prossimi mondiali di atletica leggera, nelle qualificazioni dei cento metri, si presenta un atleta italiano che nessuno conosce. Corre in 9”60, batte alla grande sia Usain Bolt che Tyson Gay e vince la medaglia d’oro. Chi è costui? Non si sa, nessuno ha mai sentito il suo nome, non c’è traccia delle sue prestazioni sui database federali. Possibile? No. Beh, fatte le debite proporzioni, qualcosa del genere è invece realmente successo nel ciclismo amatoriale. E la storia che vi raccontiamo offre la misura di quanto grotteschi possano essere alcuni “filoni” di questo movimento, nell’assoluta mancanza di regole e di controlli. La vicenda è ambientata nella ridente cittadina di St Joahn, nel Tirolo austriaco. Qui, tutti gli anni, a fine agosto, si svolgono i campionati “mondiali” amatori su strada, la singolare rassegna autorizzata dall’Uci che vede la nostra federazione investire diversi soldini per finanziare le trasferte degli “azzurri”. Vi partecipano atleti di appena sette-otto nazioni, i casi di doping non mancano, ma il “mondialino” va ormai avanti da anni per la gioia degli albergatori. Del programma di gare fa parte la Radweltpokal, una prova in linea aperta anche ai tesserati degli enti di promozione e non solo a quelli Fci: un modo per raccattare altri partecipanti, vendere altre stanze d’albergo e offrire ulteriori maglie, di cui, si sa, l’amatore va ghiottissimo.
Quest’anno, nella prova femminile over 35, ha vinto d’autorità un’italiana: Sabrina Pagni, classe 1971. Alle altre concorrenti sono subito saltate all’occhio due cose di Sabrina. La prima è che la ragazza sembrava molto più giovane dei suoi 38 anni. La seconda è che nessuno la conosceva, pur essendo quello amatoriale un ambiente piuttosto chiuso. In molti hanno “googlato” il suo nome, ma i risultati sono stati pari a zero. Resta il fatto che sul sito della corsa sono state subito pubblicate un paio di foto di Sabrina, raggiante mentre taglia il traguardo e poi sorridente sul palco delle premiazioni. E nelle foto la Pagni assomiglia in maniera straordinaria a Ilaria Rinaldi, 24 anni, una professionista del ciclismo femminile uscita fresca fresca da una squalifica biennale per doping (2006-2008). Agli organizzatori della rassegna austriaca sono arrivate subito delle segnalazioni, ma al momento non è stato ancora preso alcun provvedimento. Un caso inspiegabile e davvero singolare. Ma adesso trasferiamoci a Grosseto, dove, a metà dello scorso settembre, si svolgono i campionati “mondiali” Uisp di ciclismo su strada. Una rassegna a dire il vero molto poco mondiale, cui partecipano praticamente solo atleti toscani! E chi vince a braccia alzate la prova femminile over 30? Ilaria Rinaldi, che questa volta si presenta con il suo vero nome e si limita ad aumentarsi l’età di una decina di anni. Questa volta però il trucchetto non dura, perchè la Rinaldi viene subito smascherata, privata del titolo (che va a Cristina Nisi, legittima vincitrice) e poi squalificata per due mesi dalla Procura Fci per avere gareggiato in una corsa riservata agli enti, lei che ha una licenza da professionista.
Insomma, questa “zelig” in gonnella del ciclismo in meno di tre settimane ha assunto due identità diverse, vinto due titoli mondali e si è aumentata l’età di almeno dieci anni. Una maglia le è stata tolta, un’altra le verrà tolta e in più ci sono due mesetti di squalifica, senza contare che la Procura Fci non ha ancora valutato la vicenda austriaca. Se ci chiedete cosa c’è nella testa di questa ragazza, e cosa in quella dei suoi dirigenti/accompagnatori, non vi sappiamo rispondere. Magari a maggio la troveremo alla Nove Colli, con una tessera della federazione tedesca e data di nascita 1960.
Qualche domandina, però, la facciamo volentieri ai dirigenti Uisp, che hanno prima emesso una tessera a nome di una persona inesistente e poi hanno tesserato come “amatore” una professionista camuffando l’anno di nascita. Ci siete o ci fate, amici della Uisp?
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