Scarpe nuove, tirate a lucido: ok
Gamba depilata e abbronzata pagata a suon di solarium: ok
Trucco e parrucco: ok
Ruote nuove pagate con uno stipendio ancora virtuale: ok
Bici controllata al millimetro: dio provvederà, io no.
Bici lucidata e lubrificata: mmh, lavata alla svelta, catena molto rugginosa e corta a forza di togliere le maglie.
Insomma, per la gara di Casteltodino (per me e mio fratello il vero rientro di stagione) stamattina era tutto pronto. E i piloti? In formissima. E se vi domandate come sono andate le cose oggi sarete accontentati. Alcuni di voi già la conoscono, per me era la prima volta, ma per modo di dire visto che metà gara si svolge sullo stesso tracciato del ciclocross. In più ci sono alcuni single track dentro una boscaglia. In sintesi il percorso non è accattivante, ma ogni gara è storia a sé. L’organizzazione è ottima, tanto che Pieroni si è mangiato la sua pasta e la mia pasta, le sue salsicce e la mia salsiccia…non è un doppio senso, è un insaccato di maiale! Pane, vino e crostata. Ma questa è solo la fine di tutto. L’inizio è io che tasto il terreno all’interno della mia categoria: mi informo sulle new entry ma queste ragazze non si sbilanciano. Roberto gironzola attorno a Pieroni, lo istiga, prima o poi le prende, e penso che da ricevere un ceffone da quell’altezza causi una tetraplegia assicurata. Mauro saluta discretamente tutti, ma il Mauro pre-gara è un tipo diverso da quello che conosciamo di solito. Non è ancora il momento per le sue battute al fulmicotone e per i suoi classici aforismi, essi sono il dessert della giornata. L’antipasto è un altro, forse l’elisir di eterna giovinezza che di nascosto ha inventato all’interno dei laboratori di Giuntini e che a ogni gara ingerisce da un flaconcino magico e che imbeve i suoi batuffoli di cotone stura narici.
Quando non attenta alla pazienza di Fabione, mio fratello, da buon fiscalista qual è, vaga tra le retrovie organizzative in cerca di informazioni di carattere tecnico alquanto basilari che mai e poi mai riceverà. Oggi sono stati gli organizzatori stessi a rivolgersi a lui con tali parole “Ma quanto ci vuole a fare un giro? Lo hai provato? Così si fa la media e si decide!”. O sono loro che prendono in giro lui o è la natura che ha preso in giro loro mettendoli al mondo.
In griglia. Sono perplessa. Cerco di scorgere qualcosa dagli occhi delle mie colleghe: portano tutte gli occhiali scuri maledizione. Io li ho dimenticati a casa come al solito. Ma tanto, anche se li porto poi li perdo in gara. Meglio così. C’è un tipa che se ne sta nascosta tra gli juniores e spera nella nostra indifferenza. Mi dicono che non è la prima volta che lo fa. Dopo varie invettive intimate con voce non troppo sottile comprende che arretrare è la miglior scelta del caso se non vuole essere afferrata per gli zampetti come i conigli. Si parte. Per le donne tre giri (15km in tutto), per gli uomini 6. Grazie mamma per aver scelto la giusta combinazione di cromosomi.
E’ bello arrivare davanti a chi ti ha messo dietro per tutta la stagione passata. Sono arrivata seconda, se ne deduce che per forza qualcuna deve essere arrivata terza. E anche se portava ancora gli occhiali da sole non c’era bisogno li togliesse per immaginare la sua espressione. Piccola differenza: lo scorso anno le facevo sempre i complimenti per la gara. Lei stamattina non è venuta a complimentarsi con me…nessun problema, se la montagna non va a maometto…Sono andata io da lei. E le ho fatto i complimenti. Ma questa volta avevano un altro sapore. Problema: a questo punto so che dovrò sputare sangue per tutta la stagione affinché la situazione non muti: sono perplessa.
Arriva Mauro: si vede che è in forma, terzo! Mi spara una perla di saggezza ascetica proprio un secondo dopo aver immortalato il suo successo. Col sudore in fronte conferma quello che è sempre stato un mio pensiero da quando vado in bici “Il nostro è uno sport diverso, per un tipo di persone diverse” mi dice. Ora, io che un po’ di filosofia me ne intendo, so che non stava citando Kant né Schopenhauer, d’altro canto sono certa che non intendesse parlare di gay, lesbiche e trans. Tirando le somme ho dunque inteso che questa diversità era riferita ad una concezione dell’essere umano impreziosito da una forte resistenza fisica e interiore ad un tempo. Salvo poi vedere arrivare Roberto, col cuore ridotto come le coradelle che cucina mia madre una volta l’anno, non tanto fermarsi per riprendere fiato, ma pregarmi di staccargli il numero per ritornare sul percorso e fare uno scherzo a Pieroni, ad un paio di minuti dal traguardo. E così hanno fatto un falso sprint assieme, col pubblico che simpaticamente commentava “Questi due cazzeggiano”.
Finito di pranzare, durante il momento della premiazione ho la conferma dello stato di grazia di Mauro: dovrebbero abolire il salame come premio a queste gare, o per lo meno controllare prima che non ci sia qualche Vigna in giro. Con quel suo premio in natura Mauro ha importunato indirettamente la fotografa. Le molestie dirette le ha rivolte invece alla giudice di gara affascinante e pure a quella meno affascinante, ma Mauro si sa, è un dritto, e in tempo di elezioni politiche è ligio alla regola della par condicio: della serie o tutte o nessuna!