Non è facile uscire indenni dalle feste comandate. Dove per comandate non si intende solamente la loro periodicità di calendario, quanto l'obbligo di onorarle mangiando in maniera sregolata per giorni consecutivi, con parenti e amici che vedi una volta o due l'anno. E sicuramente li vedi così di rado perchè pure loro come te odiano a morte le feste comandate, e come te odiano il dover stare a digiuno per una settimana semplicemente per poter sedersi a tavola il giorno di Natale e non sentirsi troppo in colpa mentre sbranano qualche mandria selvaggia in compagnia.
Per il ciclista praticante, e non quello che esce la mattina alle 7 con la nebbia e che poi va a prender la pensione a mezzogiorno quando c'è la fila di quelli che tornano dal lavoro, la tavola natalizia è una rogna ancor più grande che per tutte le altre categorie poichè egli è a dieta tutto l'anno e per potersi meritare cappelletti e brasato gli tocca rasentare il menù ascetico che servivano ad Auswitz. Non per questo aboliremo il Natale, festa importante per molti credenti ma anche per chi come me crede solo in ciò che è tangibile, visto che i regali piacciono a tutti. Regali utili, come quelli del mio fidanzato: giacca antipioggia e copriscarpe. L'antipioggia che avevo ha ceduto le armi dopo esser venuto a contatto con le bombolette di vernice con cui abbiamo tracciato umbertide: un beccuccio si è rotto e l'ha imbrattato tutto. I copriscarpe molti ricorderanno che usavo aggiustarmeli addosso con la carta gommata da carroziere.
Tornando alla questione spinosa delle tavole imbandite devo confessare che ho cercato di prevenire la problematica allenandomi con particolare intensità nei giorni precedenti, ma nulla si può contro nonni e suoceri, che per accontentarli bisogna farsi Natale e Santo Stefano. Il primo dagli uni e il secondo dagli altri. Dalla nonna non è andata troppo male. In primis per i 50 euro che ha infilato in mezzo al tovagliolo di ognuno. Certo è un buon incentivo per far mangiare la gente. Mai successo che al ristorante mi pagassero per consumare. Poi bisogna ammettere che negli anni si è ridimensionata con le portate: questa volta abbiamo ordinato tutto in rosticceria, già un punto in più visto che la nonna ha il vizio di cucinare cose non troppo leggere tipo lasagne a trenta strati e cappelletti disegnati con la circonferenza della tazza da tè.
Il vero incubo di ogni anno è il pranzo di Santo Stefano dai suoceri, persone genuine, che coltivano cose genuine, e allevano animali genuini. Che prontamente crepano in concomitanza delle feste. In più vanno pure a caccia di cinghiali e caprioli altrettanto genuini. Mentre noi troviamo sollazzo nel pedalare di tanto in tanto, loro trovano molto più sollazzo nell'insaccare il maiale dentro sè stesso, o nel bardare qualche coniglietto con della pancetta. Proprio sette giorni fa hanno fatto una bella gita. Erano loro insieme alla loro vitella: destinazione mattatoio. La vitella ora non ha più bisogno di una stalla...ma pancia mia fatti capanna!
Ieri, per la mega-abbuffata di santo stefano ogni commensale è giunto con una cintura alla quale ha poi dovuto allungare di un buco al termine del pasto, che è durato dalle 13.30 del giorno fino alle 16.30 circa...ora durante la quale avevano appena terminato di servire i dolci, mancavano ancora caffè e liquori.
Descrivo brevemente il menù:
Antipasto: solitamente si usa passare il classico vassoio di crostini. Troppo riduttivo. Nel nostro caso c'erano ciotole sparse per il tavolo con le varie salse e fette di pancarrè ogni tre commensali. Stessa alternanza per le salsicce di cinghiale, come anche per prosciutto, capocollo, e salame...sempre di cinghiale.
Primi: agnolotto burro e salvia ripieno di capriolo, dolcissimo animaletto che fa da delizioso ornamento agli appennini umbri e che in casa dei miei suoceri spesso orna la tavola. Passa poi il tegame di tagliatelle al sugo d'oca. Entrambe le pietanze vengono lasciate in tavola di modo che ognuno possa fare il bis o il tris...cosa che accade puntualmente.
Secondi: e qui è una strage. L'oca del sugo che colorava le tagliatelle ovviamente non può mancare. Segue a ruota il pollo arrosto. Fa furore il cinghiale al girarrosto. Accompagnato dal coscio di vitello arrosto. Ma di certo Bambi non è da meno: capriolo in umido coi funghi.
Contorni: dato che col secondo è bene pulire la bocca ci vuole l'insalata e tante verdure gratinate, ma così gratinate che sopra ogni fettina di zucchina c'è una fetta di pane praticamente.
Dolci: crostini briachi, panna cotta, tiramisù, ananas sciroppato.
Come dicevo, con l'ananas ho gettato la spugna. Ma sappiate che mio suocero e consorte sono dei veri draghi nel fare il torrone e i liquori. Io come ribadito, ho lasciato la tavola con la scusa che si faceva buio e dovevo lavar la bici. Beh, la bici l'ho lavata, ma molto alla svelta. Alle 21.30 di sera ero già a letto. Ma è stata una notte veramente dura, durante la quale mi son guardata tutta una puntata di Marzullo. Mauro stamattina prima della gara mi ha detto se mi andava un caffè e nel frattempo c'era fabione che mangiava una treccina. Per poco non ributto pure gli occhi.
E dulcis in fundo, poco fa mi ha telefonato il mio ragazzo: "Ehi, domani si ammazza il maiale, vuoi venire a vedere?". In effetti gli domandai circa un mese fa se potevo assistere a questo rituale contadino. Ma domani non penso potrei farcela. Tanto ne hanno ancora cinque da far fuori. Campa cavallo...ah beh...ci manca pure il cavallo!
Per il ciclista praticante, e non quello che esce la mattina alle 7 con la nebbia e che poi va a prender la pensione a mezzogiorno quando c'è la fila di quelli che tornano dal lavoro, la tavola natalizia è una rogna ancor più grande che per tutte le altre categorie poichè egli è a dieta tutto l'anno e per potersi meritare cappelletti e brasato gli tocca rasentare il menù ascetico che servivano ad Auswitz. Non per questo aboliremo il Natale, festa importante per molti credenti ma anche per chi come me crede solo in ciò che è tangibile, visto che i regali piacciono a tutti. Regali utili, come quelli del mio fidanzato: giacca antipioggia e copriscarpe. L'antipioggia che avevo ha ceduto le armi dopo esser venuto a contatto con le bombolette di vernice con cui abbiamo tracciato umbertide: un beccuccio si è rotto e l'ha imbrattato tutto. I copriscarpe molti ricorderanno che usavo aggiustarmeli addosso con la carta gommata da carroziere.
Tornando alla questione spinosa delle tavole imbandite devo confessare che ho cercato di prevenire la problematica allenandomi con particolare intensità nei giorni precedenti, ma nulla si può contro nonni e suoceri, che per accontentarli bisogna farsi Natale e Santo Stefano. Il primo dagli uni e il secondo dagli altri. Dalla nonna non è andata troppo male. In primis per i 50 euro che ha infilato in mezzo al tovagliolo di ognuno. Certo è un buon incentivo per far mangiare la gente. Mai successo che al ristorante mi pagassero per consumare. Poi bisogna ammettere che negli anni si è ridimensionata con le portate: questa volta abbiamo ordinato tutto in rosticceria, già un punto in più visto che la nonna ha il vizio di cucinare cose non troppo leggere tipo lasagne a trenta strati e cappelletti disegnati con la circonferenza della tazza da tè.
Il vero incubo di ogni anno è il pranzo di Santo Stefano dai suoceri, persone genuine, che coltivano cose genuine, e allevano animali genuini. Che prontamente crepano in concomitanza delle feste. In più vanno pure a caccia di cinghiali e caprioli altrettanto genuini. Mentre noi troviamo sollazzo nel pedalare di tanto in tanto, loro trovano molto più sollazzo nell'insaccare il maiale dentro sè stesso, o nel bardare qualche coniglietto con della pancetta. Proprio sette giorni fa hanno fatto una bella gita. Erano loro insieme alla loro vitella: destinazione mattatoio. La vitella ora non ha più bisogno di una stalla...ma pancia mia fatti capanna!
Ieri, per la mega-abbuffata di santo stefano ogni commensale è giunto con una cintura alla quale ha poi dovuto allungare di un buco al termine del pasto, che è durato dalle 13.30 del giorno fino alle 16.30 circa...ora durante la quale avevano appena terminato di servire i dolci, mancavano ancora caffè e liquori.
Descrivo brevemente il menù:
Antipasto: solitamente si usa passare il classico vassoio di crostini. Troppo riduttivo. Nel nostro caso c'erano ciotole sparse per il tavolo con le varie salse e fette di pancarrè ogni tre commensali. Stessa alternanza per le salsicce di cinghiale, come anche per prosciutto, capocollo, e salame...sempre di cinghiale.
Primi: agnolotto burro e salvia ripieno di capriolo, dolcissimo animaletto che fa da delizioso ornamento agli appennini umbri e che in casa dei miei suoceri spesso orna la tavola. Passa poi il tegame di tagliatelle al sugo d'oca. Entrambe le pietanze vengono lasciate in tavola di modo che ognuno possa fare il bis o il tris...cosa che accade puntualmente.
Secondi: e qui è una strage. L'oca del sugo che colorava le tagliatelle ovviamente non può mancare. Segue a ruota il pollo arrosto. Fa furore il cinghiale al girarrosto. Accompagnato dal coscio di vitello arrosto. Ma di certo Bambi non è da meno: capriolo in umido coi funghi.
Contorni: dato che col secondo è bene pulire la bocca ci vuole l'insalata e tante verdure gratinate, ma così gratinate che sopra ogni fettina di zucchina c'è una fetta di pane praticamente.
Dolci: crostini briachi, panna cotta, tiramisù, ananas sciroppato.
Come dicevo, con l'ananas ho gettato la spugna. Ma sappiate che mio suocero e consorte sono dei veri draghi nel fare il torrone e i liquori. Io come ribadito, ho lasciato la tavola con la scusa che si faceva buio e dovevo lavar la bici. Beh, la bici l'ho lavata, ma molto alla svelta. Alle 21.30 di sera ero già a letto. Ma è stata una notte veramente dura, durante la quale mi son guardata tutta una puntata di Marzullo. Mauro stamattina prima della gara mi ha detto se mi andava un caffè e nel frattempo c'era fabione che mangiava una treccina. Per poco non ributto pure gli occhi.
E dulcis in fundo, poco fa mi ha telefonato il mio ragazzo: "Ehi, domani si ammazza il maiale, vuoi venire a vedere?". In effetti gli domandai circa un mese fa se potevo assistere a questo rituale contadino. Ma domani non penso potrei farcela. Tanto ne hanno ancora cinque da far fuori. Campa cavallo...ah beh...ci manca pure il cavallo!
2 commenti:
Non ci credo che hai mangiato tutta quella roba... stai bluffando!
loro non sono i tipi da organizzare pranzi così!
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