La bici come strumento per stare bene! Fisicamente e psicologicamente, per sentirsi forti, vivi, sani, padroni di se stessi. Ma anche piccoli. Davvero piccoli. Ieri mi sono sentita una mosca persa tra cielo e terra, una minuscola alga in mezzo al mare. Eh già proprio il mare. Con Mauro, giusto il tempo di posare l'auto a Torrette e poi via in bici, col mio fidato cancello Bianchi che scricchiola come l'ingresso del giardino di mia nonna, ma che non mi abbandona mai ed è sempre complice di alcuni momenti indimenticabili. Fiorenzuola, il Parco del monte San Bartolo, la rigogliosa baia di Vallugola. Noi che con la bici entriamo anche dove non dovremmo, nel centro storico di Fiorenzuola, tra aiuole e innamorati che si sbaciucchiano su una panchina a picco sul mare. E io e Mauro a fare i deficenti. Lui che mi elenca le innumerevoli piante, nomi di fiori, alberi e frutti. Io che un attimo lo prendo sul serio e un altro penso che per quel che ne capisco io potrebbe pure farmi la supercazzola. Però il mio essere spugna gode di un orgasmo particolare nel carpire questo sapere di chi conosce cose tanto diverse dalle mie enciclopedie per dirla alla Eco! Niente di più bello di qualcuno che ti faccia dono di una parte di se stesso. E poi si scende e si sale di nuovo verso il castello di Gradara. Ve lo raccomando, un borgo fantastico, immerso in un tempo che fu, dove Paolo e Francesca fecero danni fitti ma diedero a Dante Alighieri motivo di raccontare storie meravigliose con versi celestiali. Al contrario non vi raccomando di salire in bici fino in cima al castello, perchè poi ridiscendere con le scarpette da strata è come andare coi pattini da ghiaccio! Mentre si pedala col vento in viso, da un lato il verde delle colline marchigiane, molto simile alle nostre, le more, le querce e i pini. Dall'altro il blu infinito del mare. Viene la pelle d'oca e in testa avevo Gaber che mi martellava "...la libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione...". Mauro ha fatto questo giro in bici una settimana fa. Ne è rimasto felice e folgorato e ha voluto rifarlo con me. Niente di più bello di qualcuno che ti fa l'onore di essere in due! Poi a pranzo con suo figlio, sua nuora e il nipotino. E il mare. Il vero miracolo del giorno è vedere un bambino di nove mesi che scopre il mare. E' stato lui che ci ha concesso l'onore di assistere ad un momento così grande che non esistono parole al mondo capaci di dare un senso a questo caleidoscopio di sensazioni. Ecco perchè poi tu davanti a tanto ti senti tanto piccolo, una mosca. Bisogna vederli e toccarli quei piedini che per la prima volta si perdono nell'immensità del mare e quegli occhi che cercano di vedere oltre. E se la bici è strumento, è un modo per divenire piccola tessera di un mosaico così enorme che è solo al suo inizio, allora, che sia in carbonio, in alluminio, in acciaio, di pietra, di legno e tutto quello che vuoi, ha ragione Mauro quando dice: è solo uno strumento, senza di noi non avrebbe senso. E senza gli altri che attraverso il loro personale sguardo veicolano messaggi diversi ed innumerevoli, diverrebbe in breve monotonia!
E stamattina, stanca e abbastanza sfinita da una giornata di mare, prendere e ripartire, stavolta per boschi, con mia madre che si domanda quasi se gli abiti della bici li uso come pigiama. Questa volta tocca a Flavioschi, il nostro Gps umano a regalarci il piacere di solcare nuovi sentieri. Quaranta chilometri immersi in boschi fitti di vegetazione e soprattutto di tafani che non mi hanno risparmiata. Ma nonostante le gambe a pezzi, a Flavio non si può dir di no. Non delude mai, del resto è stato uno dei primi biker qui dalle mie parti a dar vita al mondo delle ruote grasse dell'altotevere!
E stamattina, stanca e abbastanza sfinita da una giornata di mare, prendere e ripartire, stavolta per boschi, con mia madre che si domanda quasi se gli abiti della bici li uso come pigiama. Questa volta tocca a Flavioschi, il nostro Gps umano a regalarci il piacere di solcare nuovi sentieri. Quaranta chilometri immersi in boschi fitti di vegetazione e soprattutto di tafani che non mi hanno risparmiata. Ma nonostante le gambe a pezzi, a Flavio non si può dir di no. Non delude mai, del resto è stato uno dei primi biker qui dalle mie parti a dar vita al mondo delle ruote grasse dell'altotevere!
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