Mentre i soliti sospetti della squadra, infaticabili corridori, riescono a scovare competizioni a destra e a manca, oltrepassando il confine umbro, io preferisco dedicarmi ad una accurata preparazione alla stagione di cross-country che presto dovrò affrontare qui, in terra natia. L'umbria challenge incombe come anche il Campionato alta valle del tevere. Dalla mia ho un fatto molto rilevante: avendole corse tutte l'anno scorso, questa volta non dovrei incombere nel mio più grave problema: sbagliare percorso durante la gara. Metto comunque le mani avanti, ho buona memoria certo, ma non offro garanzie.
Altro punto a mio favore: conosco le mie gatte da pelare...il problema è che pure loro mi conoscono e ancora di più è certo che vogliono farmi il culo a quadretti quanto io vorrei fare con il loro.
Saltare qualche domenica di gara non vuol dire starsene sotto le lenzuola fino a tardi. Proprio domenica scorsa con il mio fratello preferito ci siamo fatti una bella gitarella verso il percorso di downhill di Fontecchio (dove c'erano pure molti bikers che provavano). Dato che in discesa ho ancora qualche problema ho pensato che un allenamento intensivo su un percorso così tecnico potesse far solo bene. E come potete notare dall'immagine si può ben dire che ho reinventato una maniera non proprio ortodossa di mescolare il downhill al freestyle. Il prossimo passo sarà quello di scaraventare la bicicletta in fondo al dirupo e correrle dietro.
Va puntualizzato che poi il lunedì, la prima cosa da fare è uscire, andare a prendere un caffè al bar e sub-affittare Corriere Sport per leggere come se la sono cavata le avversarie: e qui la mente vaga per sentieri sconosciuti. Si ragiona sui tempi impiegati, su come ci saremmo mossi noi, su chi avremmo messo dietro e chi davanti. Insomma, più che ragionamenti sono idiozie fini a se stesse. Per fortuna c'è il nostro santo locale, Vigna, che mi aggiorna: lui è il mio inviato sul campo. I suoi racconti sono molto più vividi delle sintesi asettiche dei giornali. E come al solito si lamenta di non aver fatto bene: si lamenta se fa quarto, si lamenta se fa terzo, si lamenta se buca, ma sono certa che si lamenterebbe pure se dovesse arrivare primo. Uomo insaziabile e incontentabile, un vero ciclista: pretende sempre di più, alla ricerca della prestazione estrema.
Oltre allo studio tattico della futura stagione, oltre al riposo psicologico viste le nervose imprese di ciclocross, bisogna pianificare anche un altro lato che inciderà nelle giornate di competizione future: il look.
L'argomento scarpe lo abbiamo sviscerato come si deve, e alle mie ragazze, manca solo di dar loro un nome e andarci a letto, per il resto le tratto come amiche del cuore. Fortunatamente la squadra mi sta venendo incontro: presto arriveranno i pantaloncini nuovi, cromaticamente perfetti direi, e arricchiti di un colore che ogni donna con qualche velleità estetica sa di doversi fare amico: il bianco. Ogni forma ricoperta da questo colore risalta in maniera preponderante. Come si dice sempre "il nero sfina"... e il bianco definisce....e allora definiamoci come si deve, perchè può succedere di non arrivare sempre primi al traguardo, ma l'importante è essere a posto. Ricordate: in foto non si capisce se si è primi o ultimi di categoria, ma il bianco conta e molto!
Abbiamo anche il casco tutto in tinta con i colori della squadra e a tal proposito vi mostro i minuziosi lavori di personalizzazione che sto eseguendo su di esso: in primo piano ho incollato il mio Avatar, ovvero come mi conoscono quelli che non mi conoscono, diciamolo meglio: il mio nome on line: Azazhel...Il cui significato vengo ora a svelarvi: si tratta di un demone, aiutante del diavolo in persona, che viene citato nella Pseudomonarchia Demonium. Letteralmente si presta a due significati: sfrontato e essere forte.
Detto in parole povere: me la canto e me la suono...da sola!
Il simbolo Kenji, proprio della scrittura giapponese vuol dire Cavalcare (Vigna calmati!). Ho dovuto optare per questo perchè "andare in bici" non l'ho trovato. Io non credo incontrerò molti giapponesi alle gare e sono certa mi perdonerete per questo piccolo errore di sintassi. Sappiate che di carta adesiva me ne è avanzata molta e con un pò di pazienza anche la bici dovrà passare tra le mie mani da artista di infima categoria.
Altro punto a mio favore: conosco le mie gatte da pelare...il problema è che pure loro mi conoscono e ancora di più è certo che vogliono farmi il culo a quadretti quanto io vorrei fare con il loro.
Saltare qualche domenica di gara non vuol dire starsene sotto le lenzuola fino a tardi. Proprio domenica scorsa con il mio fratello preferito ci siamo fatti una bella gitarella verso il percorso di downhill di Fontecchio (dove c'erano pure molti bikers che provavano). Dato che in discesa ho ancora qualche problema ho pensato che un allenamento intensivo su un percorso così tecnico potesse far solo bene. E come potete notare dall'immagine si può ben dire che ho reinventato una maniera non proprio ortodossa di mescolare il downhill al freestyle. Il prossimo passo sarà quello di scaraventare la bicicletta in fondo al dirupo e correrle dietro.
Va puntualizzato che poi il lunedì, la prima cosa da fare è uscire, andare a prendere un caffè al bar e sub-affittare Corriere Sport per leggere come se la sono cavata le avversarie: e qui la mente vaga per sentieri sconosciuti. Si ragiona sui tempi impiegati, su come ci saremmo mossi noi, su chi avremmo messo dietro e chi davanti. Insomma, più che ragionamenti sono idiozie fini a se stesse. Per fortuna c'è il nostro santo locale, Vigna, che mi aggiorna: lui è il mio inviato sul campo. I suoi racconti sono molto più vividi delle sintesi asettiche dei giornali. E come al solito si lamenta di non aver fatto bene: si lamenta se fa quarto, si lamenta se fa terzo, si lamenta se buca, ma sono certa che si lamenterebbe pure se dovesse arrivare primo. Uomo insaziabile e incontentabile, un vero ciclista: pretende sempre di più, alla ricerca della prestazione estrema.
Oltre allo studio tattico della futura stagione, oltre al riposo psicologico viste le nervose imprese di ciclocross, bisogna pianificare anche un altro lato che inciderà nelle giornate di competizione future: il look.
L'argomento scarpe lo abbiamo sviscerato come si deve, e alle mie ragazze, manca solo di dar loro un nome e andarci a letto, per il resto le tratto come amiche del cuore. Fortunatamente la squadra mi sta venendo incontro: presto arriveranno i pantaloncini nuovi, cromaticamente perfetti direi, e arricchiti di un colore che ogni donna con qualche velleità estetica sa di doversi fare amico: il bianco. Ogni forma ricoperta da questo colore risalta in maniera preponderante. Come si dice sempre "il nero sfina"... e il bianco definisce....e allora definiamoci come si deve, perchè può succedere di non arrivare sempre primi al traguardo, ma l'importante è essere a posto. Ricordate: in foto non si capisce se si è primi o ultimi di categoria, ma il bianco conta e molto!
Abbiamo anche il casco tutto in tinta con i colori della squadra e a tal proposito vi mostro i minuziosi lavori di personalizzazione che sto eseguendo su di esso: in primo piano ho incollato il mio Avatar, ovvero come mi conoscono quelli che non mi conoscono, diciamolo meglio: il mio nome on line: Azazhel...Il cui significato vengo ora a svelarvi: si tratta di un demone, aiutante del diavolo in persona, che viene citato nella Pseudomonarchia Demonium. Letteralmente si presta a due significati: sfrontato e essere forte.
Detto in parole povere: me la canto e me la suono...da sola!
Il simbolo Kenji, proprio della scrittura giapponese vuol dire Cavalcare (Vigna calmati!). Ho dovuto optare per questo perchè "andare in bici" non l'ho trovato. Io non credo incontrerò molti giapponesi alle gare e sono certa mi perdonerete per questo piccolo errore di sintassi. Sappiate che di carta adesiva me ne è avanzata molta e con un pò di pazienza anche la bici dovrà passare tra le mie mani da artista di infima categoria.
4 commenti:
Ma come siamo civettuole...E cosa mi dici di tutti quei rumori sinistri che riecheggiano ancora per queste valli incantate dopo il nostro passaggio?
quali rumori?...mmh...quelli fisiologici prodotti da te?
O quelli prodotti dalle tue pulegge?
ah...sai benissimo che io tento di ridurre al minimo i miei interventi meccanici. ma quando ci vuole ci vuole!
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