Due anni fa, un po’ per gioco e un po’ per sfida, con zero allenamento sulle gambe, mio fratello mi convinse a partecipare alla mia prima gara in mtb. Pedalata ecologica ovviamente, e il terreno era lo stesso percorso ieri. A Schifanoia, giro di boa dell’Umbria Challenge, non è che ci si entusiasmi molto, e la gara ricorda molto il nome del luogo dove si svolge in quanto a caratteristiche…fa schif…
Oltre a questo però c’è un legame di tipo affettivo che mi lega a tale manifestazione, dove ti fanno fare la doccia tra un water e uno scaffale con le bustine del caffè e i piatti di plastica (che igiene); dove ovunque cerchi riposo trovi solo un sole che ti dilania i lobi temporali; dove chi dovrebbe segnalare le svolte ti guarda e ti sorride ammutolito; dove lungo una rampa di scalini infiniti, con 35 gradi, una vecchia ti fa “Eh ancora coccona, ce ne saranno altri 500 metri”…e comprendi che la vecchia non ha il senso della misura, oppure questi abitano in paradiso. E paradiso non è quando risali una strada bianca al 22 % costeggiata da campi d’erba secca che se li fissi oltre l’orizzonte vedi risalire il calore che proviene dal centro della terra. E con tutta l’afa e il caldo che c’era sono riusciti a farci imbrattare scarpe e bici di una melma simile alle sabbie mobili, ma così bastarda che da quanto mi ha risucchiato verso il basso mi ha slacciato il cricchetto della mia bellissima scarpa.
Ma come dicevo il legame affettivo è innegabile, soprattutto quando è una di quelle domeniche che pensi ti abbiano iniettato anfetamina pura nella mela della colazione. Media cardiaca della gara 177. In effetti il dottore giovedì scorso, durante la visita sportiva me lo ha detto a chiare lettere “Complimenti signorina, è proprio in forma”. E per dargli ragione son partita a tutta, ero davanti, ma davanti come quando tutte le altre stanno dietro. Davanti come quando pensi “Sarà un prosciutto e non un capocollo”. Purtroppo il davanti è diventato dietro quando il mio grosso neo, le discese ripide e sassose, dove proprio non so tenere la bici in traiettoria, hanno permesso alle mie due dirette avversarie di sorpassarmi. Non ne posso più di queste scalmarite. La soddisfazione però non manca: ho tenuto fino all’ultimo, arrivando a trenta secondi dalla maglia arancio. Non avevo la forza per tentare uno sprint.
Questa è la mia corsa. Nulla in confronto a quello che accadeva nel frattempo. Perché mentre io tenevo a bada le mie donne, tutt’intorno si scatenava il finimondo. Roberto ha tenuto Fabione fino all’ultimo per batterlo poi in volata, con la sua solita tattica: chiudere l’avversario in curva! Pieroni invocava un’attenuante: il giorno prima ha partecipato al torneo di beach volley alla sagra della bistecca a trestina. Accidenti, son proprio messi male quelli della pro-loco se devono accontentarsi di Fabio come ospite d’occasione. Se da un lato il deficit fisico potrebbe essere plausibile, dall’altro bisogna sottolineare il vantaggio che la lunga scalinata offriva alla nostra palanca umana: con un passo faceva cinque gradini! Del tipo “Avere il passo più lungo della gamba”. Per ovviare al deperimento del week-end Fabione ha mangiato e bevuto le seguenti cose: mezzo litro di energade subito dopo la gara, due piatti di carbonara, due piatti di piselli, due piatti di roast-beef, pane, vino tristo (nessuno lo ha toccato), coca-cola, sprite, gelato formato famiglia.
Matteo: quante cose potremmo dire di questo giovane atleta, che per tutto il dopo gara ha sfoggiato un fisico così asciutto, ma talmente asciutto, che quelli del Congo non ce lo vogliono perché già hanno penuria di acqua, e poi secco in quel modo non ci si sfamano manco loro che de solito se accontenterebbero de un culaccio de salame per fè pasqua una settimana. Per fortuna pasqua non la fanno, e neanche matteo la fa, visto che la cosa più azzardata che gli ho visto addentare è stata una banana. In pizzeria a volte si regala agli eccessi: pizza pomodorini e rucola. Pazzo! Ancor più fuori se consideriamo come ieri se ne è uscito quando vedendolo in preda alla furia più nera gli ho domandato cosa fosse accaduto. Risposta “Maledizione (non ha detto così, ma ci sta bene), ho fatto secondo”. Voi penserete di categoria…no. Anche se MAGARI dico io. Secondo assoluto. Eh…poverino. Non c’è giustizia. Io quella volta che sono arrivata prima ho fatto festa una settimana. Però l’incacchiatura si capisce, aveva il freno dietro fuori uso. Secondo me glielo ha fatto fuori Mauro, per farlo andare più forte. Sappiate che questo maledetto secondo posto assoluto lo ha vestito di nuovo del colore del leader. Forse lo ha fatto apposta di girare a torso nudo, così una maglia a qualcuno la scroccava. La prossima volta voglio girarci pure io in reggiseno, chissà se mi becco una maglia arancio, forse se vado senza reggiseno mi danno pure quella iridata. E’ più probabile che mi becco qualcos altro.
Alessio: si è allenato tutto il giorno per la settimana che lo aspetta: al mare con la ragazza. Lo abbiamo ammirato steso sul prato a sonnecchiare, col gelato in mano a refrigerarsi, al sole come una lucertola. E ritirare la maglia arancio dalle mani dell’immancabile Roscini. Questo per dire che non è che sia stato a grattarsi proprio tutto il tempo.
Edo e Topino: hanno tagliato il traguardo entrambi demoralizzati. Il primo ha discusso con la catena incastrata tra il pacco pignoni e la ruota. Ci ha messo cinque minuti per risolvere la situazione: io avrei desistito dopo 20 secondi. Ho scoperto che a causa del lavoro che fa deve allenarsi all’una del giorno…per il fresco. Il topino ha sofferto il caldo e altra scoperta della giornata, con mio forte disappunto, è stata quella del suo ignorare dove fosse ubicato il bar del topo. Non sia mai: il bar del topo, posto tra promano e san maiano è un luogo fondamentale per chi adora essere servito dalle bariste più scontrose e musone del mondo. Speriamo si sia informato sul bar della donella de sorca.
Antonello: non ci stancheremo mai di dirlo: ogni volta ci lascia senza parole. Cosa ha fatto questa volta? Ha sbagliato strada. Direte voi “ma poi è tornato indietro”. No. Ha preferito dedicarsi ad un tour panoramico della zona, per poi trotterellare all’arrivo. Quando gli abbiamo visto in mano un pasticcone bianco di tre etti gli abbiamo sconsigliato la pratica dopante. Ha addotto la scusa dell’antibiotico, a causa di una brutta otite. La prossima gara sapremo se era davvero antibiotico oppure un nuovo prodotto che pure Fabio dovrebbe provare.
Mauro: in partenza mi ha dato un’occhiata delle sue. Di quelle che dicono in bocca al lupo, ma senza bisogno di proferire parola. Perché si sa, mauro parla poco prima del via. Ieri però ho visto che c’era qualcosa di più. Ultimamente il cuore non gli da retta come dovrebbe. Ma il nostro cuore matto non si smentisce mai e le sue battute al vetriolo hanno fatto da cornice a tutto il dopo-gara. Domanda che ci siamo posti tutti: “Mauro, ma quando al ristoro hai visto quella ragazza in reggiseno a distribuire bottigliette, quali oscenità le hai propinato?”. Altra cosa fondamentale, un consiglio mio a tutti voi: ultimamente, per sfuggire ai controlli antidoping, molti professionisti stanno usando il viagra come sostanza dopante. Per favore non ditelo a Mauro.
Ale e Poggio: ale ha corso una gara stupenda. Senza eguali. E’ stato il primo. Sì, il primo in assoluto. Il primo a svoltare dopo un chilometro di gara e tornare all’auto, il primo a mangiare il gelato, il primo a mangiar la carbonara. Roberto è un po’ perplesso: dovranno correre assieme il rally al borgo. Propongo di ammanettare insieme i due concorrenti. Forse ieri, pensando alla ragazza che lo attendeva lì al parcheggio ha preferito la sua dolce compagnia piuttosto che quella di 100 esseri sudati e puzzolenti. Il Poggini ha trionfato. Non letteralmente parlando, ma già il fatto di non essersi fratturato qualche ossa, o lacerato una parte qualsiasi del proprio corpo (meglio conosciuto come “bersaglio umano”) è già una vittoria. E’ andato molto bene se pensiamo che son 15 giorni che è fermo a causa di cinque punti sul ginocchio…tanto per cambiare!
Michela: questa ragazza non è umana, credo provenga da un altro pianeta, forse sta pianificando un’invasione della terra. Forse i Borg l’hanno mandata in avanscoperta per studiare il sotto-gruppo più astruso del pianeta: i ciclisti. Esseri mezzo uomini e mezza guarnitura, che tra loro non parlano d’altro se non di cose con le ruote. Che misurano la loro virilità in base a chi ha la bicicletta più leggera. Che il sabato vanno a letto alle 11 (tranne Ale) e prendono il sole come i muratori. E quando la vedremo arrivare dal Quadrante Beta all’interno del classico Cubo Borg, saremo solo capaci di domandarci “Chissà se è in carbonio fasciato?”
Un pensiero: Giorgio, ci sono mancate le tue dolci note e le tue raffinate metafore, che prima di declamare accompagni con la raccomandazione di tapparmi le orecchie. Tu, che pensi alla mia innocenza, e che l’altro giorno mi hai raggiunto con la mtb mentre io ero con la bici da corsa e ho pure avuto la faccia tosta di scattarti in salita…Beh vedi di non farlo più, non fare promesse che non poi non mantieni. Perché un guanto di sfida fu gettato se ben ricordi…