martedì 10 giugno 2008

SENZA MAURO: NOI ORFANELLI A CORTONA

Lo scorso anno a Cortona diedi ben tre grugnate per terra: è una gara con discese molto tecniche e io non sono proprio l’asse di briscola in tale frangente. E oltre a tante discese ripide, da quelle parti hanno pure un sacco di salite che ti fanno venir voglia di strapparti le ginocchia da quanto ti bruciano. Infatti questa simpatica garetta parte subito con uno strappo al 20% e strappo è riduttivo visto che son chilometri e chilometri durante i quali pensi a tante cose tipo:

-perché non me ne sono rimasta a casa, e pensare che mentre chiudevo la porta alle sette di mattina mia madre russava nel letto.

-perché mai venirsi a mangiare tutta questa melma che son tre mesi che non smette di piovere e di certo non è che in una notte possa aver asciugato.

-perché farsi fare il culo dalla mia crucca antagonista ormai divenuta mascotte del CollieValli tanto che il prossimo anno usano il suo bel visino come logo.

-perché mai non saltare qualche domenica visto che se non capita che dimentico il capocollo davanti alle ruote dell’auto, capita che vinco una spalla o un prosciutto meno commestibili del pongo e del das.

Tanti perché, eppure, quando la sera prima mio fratello mi ha domandato che programmi avevo per la domenica, io non ho esitato un attimo “Domani gara, tanto che vuoi fare”. Ma anche se piove domanda lui, e io “Certo, anzi meglio, ci sarà meno gente”.

Ancora continuo a raccontarmi queste cavolate. Vabbè.

Effettivamente la voglia di entrambi stava a zero, mentre affrontavamo le curve che portano a Cortona, lui si è dimostrato ancor meno propenso di me al doversi sorbire 37 chilometri di stenta e io ero alquanto concorde visto che oltre all’apatia temporanea stavo risentendo fisicamente dei tornanti di Portole. La colazione mi si stava affacciando per salutare. Poi però quando si scende dall’auto la colazione si assesta e già le cose vanno meglio, un po’ meno quando incontro Monika, la donna di ferro, che è talmente pronta che pare abbia già provato il percorso. Meglio ancora quando scorgo la magliettina dorata di Rachela, donna che quando va da dio mi dà otto minuti tondi tondi. Ok, terzo posto assicurato. Accanto a noi c’è il furgone della squadra, ma tutto è meno roseo del solito perché manca qualcosa, manca l’essenza della squadra. Manca la crema dentro al bignè, manca la mela dentro lo strudel, l’oliva nel nostro martini non c’è. MAURO e’ ASSENTE. Ma non ingiustificato. E’ il padre dello sposo e stavolta gliela perdoniamo. Fabione riempie le sue tasche, il suo naso e le sue vene di droga. E’ carico, come sempre, forse anche di più. Matteo è silenzioso, quando ha voglia di vincere è sempre silenzioso, e visto che vince sempre verrebbe da dire che non parla mai. Beh, qualcosa mi ha detto, mi ha confidato che aveva paura con questo fango, diceva che lui non sa mandare bene la bici in queste condizioni. Forse era ironia e io non l’ho colta. Accanto a lui si prepara pure Andrea. Ha la bici nuova di zecca, con assetto racing, ma talmente racing che le chiappe gli stanno per aria e braccia e testa gli sfiorano il mozzo anteriore. Roberto è logorato dentro: vede Fabione saltellare come una cavalletta e quasi vorrebbe segnalarlo all’UCI per i controlli del caso. Riesco a farlo desistere.

Si parte. Partenza assassina, salita su asfalto impietosa. Le gambe fanno malissimo, subito penso di non essere in giornata, poi quando mi rendo conto di riuscire a tenere la ruota di Roberto, mia pietra di paragone di ogni gara, capisco che sto spingendo al massimo e tutto è ok. Devo andare a sensazione perché come al solito la mia manutenzione ha fatto schifo e così ho le fascette del sensore del polar più lente dei calzoni di questi rappettari. In pratica un attimo segna e un altro no: ne risulta che per un’ora e mezzo non ha fatto altro che suonare e in tutto son risultati solo 12 chilometri di 25 che erano.

Sottolineo come tutta la salita iniziale sia stata accompagnata da una specie di funzione religiosa che si teneva alle mie spalle. Qualcuno non faceva altro che invocare Dio e tutta la bella famiglia con parole non troppo sdolcinate. Se ancora venisse applicata la sanzione per il reato di bestemmia, con Fabione butterebbero via la chiave della cella. La sua nuova catena non ne voleva sapere di accoppiarsi col vecchio pacco pignoni. Oltre alle imprecazioni si sentiva i tonfi sordi delle sue cambiate e i consigli non domandati dei corridori che lo affiancavano: “Devi girare quella rotellina”…”No, tira su di qua”…”Così non va, metti questo così”. Non vedevo il volto di Roberto, ma sono certa che a fior di labbra lo avremmo visto pronunciare questa litania “Rompiti catena, sennò Fabio oggi mi sderena”. La catena di Pieroni non ne ha voluto sapere, lo ha portato fino al traguardo, vittorioso e scalpitante, per aver lasciato indietro il mio fratellone. Andrea lo incontro poco prima della biforcazione dei due percorsi, si è ritirato, ha lo stomaco in subbuglio e a lui la colazione gli si è affacciata molto più che a me, diciamo che se ne è direttamente andata a passeggio. La fortuna è tutta per la sottoscritta. Andrea mi scorta per tutto il resto del percorso. Precedendomi mi indica le traiettorie migliori e mi incita regolarmente. E’ stato il cacio sui miei maccheroni, proprio perché io dopo un po’ non ci sto più di cervello e ogni buca e sasso sono miei. All’arrivo sono al settimo cielo. Monika mi ha rifilato solo quattro minuti. Son finiti i distacchi abissali dell’anno scorso. Aspetto al traguardo Matteo. Nel rettilineo finale vince in volata in maniera spettacolare. Arriva così forte che per fermarlo ci vogliono i cavi d’acciaio che usano nelle portaerei per fermare i caccia. In pratica era quasi arrivato a fondo valle. Avrei aspettato pure l’arrivo di Roberto e Fabione, tanto ero curiosa di sapere come stavano le cose, però facevo proprio schifo e avevo voglia di lavarmi. Fortunatamente l’organizzazione non si smentisce mai e non solo le docce sono miste, tipo giardino dell’eden prima della mela rubata, ma è pure finita l’acqua dopo neppure dieci minuti. Per contro fuori c’è una mega idropulitrice che lava bici su bici che se la vedono in Biafra bestemmiano come Pieroni quando tenta di spaccare la catena. Alcuni propongono di lavarsi con quella. Io, che non sono una cojona, e che tempo fa col raggio di quella di casa mia mi ci sono tagliata un dito, so bene che è molto più saggio usare le classiche bottiglie d’acqua. Ovvio che a casa una risciacquata col sapone è doverosa per una decente convivenza in società. Mentre pratico il semi-nudismo con acqua casalinga arriva Fabione che è talmente carico che potrebbe farsi benissimo un altro giro, ma è meglio non parlare di “farsi” con lui, visto che è già bello che “fatto”. Dopo qualche minuto arriva Robi con un velo nero in testa e va a congratularsi con Fabio. Menomale che lui non è rosicone come le mie colleghe ternane.

Se con l’acqua sono stati parsimoniosi, bisogna ammettere che col ristoro post-gara questi cortonesi ci sanno fare. Che dolcetti che hanno preparato queste signore. E il meglio viene quando addentando qualcosa domandi “Accidenti quanto è buono, chi lo ha cucinato?” e la cuoca del caso quasi arrossisce ma è al settimo cielo per il compliemento. Complimenti davvero, non c’è rimasto nulla su quei tavoli. E se non avete nulla da fare andate pure alla gara ad Anciolina, che come percorso è una mm…. , ma quelle ragazzone sfornano dei cantucci che son la fine del mondo.

Di tutto quanto la cosa migliore è tornare a casa e sapere che non c’è nessuno. Sapere che ti sbracherai sul divano neanche fossi tetraplegico, accenderai Sky e non guarderai nulla di quello che trasmette (anche perché la domenica è tutta una replica), dormirai, ti alzerai giusto un attimo perché ancora non hanno inventato il water incorporato al sofà e poi tornerai lì per farti venire le piaghe da decubito. Poi dopo cena arriva la tua cricca di amici e ti propone di andare a giocare a bowling. La cosa non è entusiasmante visto che hai le tibie che ti pulsano come se volessero uscire dalla loro sede. Ma ok. Poi cambiano idea. Meglio. Andiamo a bere al pub. Ottimo. Mezzo cocktail addio pensieri sensati. Un cocktail…meglio del valium. Mi addormento con gli occhiali in testa e la tv accesa.


1 commento:

Permaz ha detto...

Mi sembrava un problema vedere un esercito di cloni Permaz, ma un esercito di cloni Vigna è ancora peggio! Comunque io con Fabio non sarò mai rosicone, ma appena mi ricapita di metterlo dietro non gli mancherà nulla!!!