La pioggia di questi giorni e lo scritto di diritto privato sostenuto l’altro ieri, andato penosamente, hanno contribuito a ridar vigore alla mia voglia di pedalare. Lo scorso anno di uscite lunghe ne facevamo diverse con mio fratello. Di questi tempi invece si sono diradate, un po’ perché al lavoro è praticamente diventato amministratore delegato dell’azienda, e un po’ perché la GARMIN lo ha assunto come testimonial ufficiale, così appena abbiamo un attimo saliamo in mtb e andiamo a tracciare con falce e rastello in mano, i boschi e le sterpaglie dell’alta valle del Tevere.
Il mio appello, nonostante Roberto ne prospettasse scarsi risultati, ha avuto i suoi frutti. Non vi dico quanti accoliti si sono uniti a me per pedalare fino al lago e ritorno. Eravamo io, Romina e l’altra Romina. Romina non faceva altro che scattare niente che avvistava qualche strappetto, allora subito io a ricucire. Invece l’altra Romina non voleva mai tirare. Fatto sta che ho dovuto far tutto io. Poi Romina ha pure finito l’acqua mentre eravamo a Passignano.
Di fontanelle ce ne sono tante, ma di questo periodo fanno a risparmio e hai voglia a girare il rubinetto: invece di sentire lo scroscio dell’acqua senti uno strano sussurro che fa “Moh son caxxi tuoi”. E pidocchia e pigra com è Romina non s’è voluta fermare ad un bar per prendere il classico caffè di rappresentanza e farsi riempire la borraccia. Anche perché coi 30 gradi che c’erano, il caffè si sarebbe riproposto per tutto il tragitto. Pedalando con le dita delle mani e dei piedi incrociate nella speranza di beccare qualche cimitero o pozzanghera che sia, prima di iniziare l’infernale picchiata verso Castelrigone, ogni gesto scaramantico è stato vano. Io e Romina ce ne siamo fatte una ragione, l’altra Romina invocava vari rappresentanti della chiesa cristiana alla maniera di quegli ometti che seduti ai bar aspettano la briscola che non capita mai quando serve.
Fortunatamente a Castelrigone, località dove le case poggiano le une sui tetti delle altre a giudicare dalle rampe che ci siamo sorbite, l’acqua ce l’hanno e i rubinetti non ti sfottono.
Come al solito, niente che trovi una fontanella, ti impanzanisci per bene. Risultato: fai come le ranocchie, con lo stomaco che pare una botte mezza piena, il cui peso oscillante quasi ti sbilancia quando sei in curva. E visto che eravamo solo noi tre ed eravamo tra donne ci siamo pure sfidate in una gara prettamente maschile, una competizione da birraioli per intendersi: ho vinto io! L’altra Romina continuava a scattare ma non aveva capito che dopo Castelrigone la salita non finisce…anzi. Infatti le son venute le allucinazione per lo sforzo. Poco prima di arrivare all’incrocio per la Mantignana ha giurato di aver visto Cristian che la invitava a stargli a ruota. Ma le ho subito fatto notare l’improbabilità di cotanta affermazione. E non avevo torto. Un attimo dopo, iniziata la discesa di Preggio ecco un sms sul cell: mittente Cristian. Testo: “Bici oggi?”. Eheh, tardi! Poi gli avrei risposto una volta a casa e lui si sarebbe pure offeso che non l’ho chiamato. Beh, ho messo l’annuncio on line, tutto il mondo sarebbe potuto venire. E invece eravamo solo noi Romine.
1 commento:
Complimenti per il bel giro, ti invidio proprio tu sia riuscita a farlo. Ma quello che più mi stupisce è che tu abbia ritrovato la strada. Sinceramente, hai mai sbagliato? Comunque ieri in bici ci sono andato un po' anch'io http://permaz.blogspot.com/2008/06/uscite-lunghe.html
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