Ma io i fanali ce l’ho e l’ho montati anche se probabilmente avrei potuto farne a meno. Ho adempiuto al compito con la classica perizia che mi contraddistingue: mi sono ricordata di caricarli quattro ore prima e solo grazie a mio fratello che me lo ha ricordato. Per posizionarli ho impiegato circa 30 minuti, durante i quali ho imprecato per tutto il tempo, ho letto le istruzioni per filo e per segno, pure la parte in cirillico, per cercare una spiegazione ad un problema che in realtà ho solo io. Non riesco a tirare questi maledetti elastici che danno in dotazione: ne avrò strappati tre o quattro del ciclocomputer, questo dei fanali non l’ho rotto solo perché è grosso come un copertone dell’auto, però avevo un certo fascino mentre lo tiravo con un cacciavite per traverso rischiando di rigare il manubrio. Se fosse per me ci darei quattro giri di scotch e festa finita. Ma ogni volta devo sottostare al severo giudizio del mio diretto superiore: e puntualmente Roberto ha riposizionato il tutto, visto che avevo puntato i fari in maniera molto poco ortodossa. Lui, precisino come al solito, sempre il primo della classe, li aveva montati un giorni prima.
Prima della partenza passa per un saluto pure Cristian: la city-bike con la quale si è presentato, ma soprattutto l’abbigliamento da fighetto ci fa comprendere che non sarà dei nostri.
Nel gruppo c’è un infiltrato, direttamente dalla kemon, ma vestito dei nostri colori, il Poggini, o meglio “il bersaglio umano”, oppure “uomo di gomma”, insomma, il ciclista da mille punti, che sarebbero quelli che gli hanno messo i dottori nell’arco degli anni, si unisce a noi.
E’ dei nostri pure un rappresentate della testi cicli, e non uno qualsiasi, bensì Andreani. Uno che per farlo andare piano non giova neppure togliergli le ruote dalla bici.
Con una luce quasi da sala operatoria diamo il via alla notturna. Che ho erroneamente inteso come passeggiata, pedalata non troppo stressante e intensa. Sbaglio mio. Forse in un primo momento potevamo parlare di calma. Ma era solo calma apparente. I primi a movimentare la situazione indovinate un po’ chi saranno stati: la coppia più bella del mondo. Fabio e Roberto hanno iniziato a sgambettare e poi tutti a turno volevano mettere mezza ruota più avanti dell’altro.
Io, come si suol dire, sono rimasta nel mio: capita sovente che quando c’è molta gente faccio casino o mi faccio male e allora tento di limitare i danni. Mi concedo solo per le grandi occasioni. Guarda caso poi stavamo battendo proprio quelle strade dove lo scorso anno feci la mia caduta più disastrosa. Il giorno dopo avevo un occhio nero e un dito gonfio, per non dire del mal di testa che è durato tre giorni.
Del mio non azzardare troppo ha sofferto Mauro, che faceva da chiudi fila e se non fosse che è già brizzolato di suo direi che gli son venuti i capelli bianchi. Almeno io posso vantarmi di non essermi dovuta fermare e togliermi una scarpa perché c’era finito dentro uno spino. Questo è accaduto a Sauro: come ci sarà riuscito quello spino ad infilarsi là dentro nessuno lo sa.
Ah…i fanali io li ho accesi, non che servissero a molto, tranne verso l’ultima mezz’ora, quando finalmente quel maledetto sole ha deciso di togliersi di torno.
2 commenti:
Vedo che ti è piaciuta l'uscita in notturna! Quando ne riorganizzi un'altra? Spero al più presto!
sì, l'organizzo, ma dietro casa nostra!
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