Ci sono delle esperienze nella vita che non bisogna assolutamente perdersi. Tipo fare una lunga trasferta in auto con Vigna che passa in rassegna pagina per pagina l'ultima edizione riveduta e corretta del kamasutra. Oppure uscire in bici con Roberto e immortalarlo mentre fa il cretino, cosa che capita mediamente ogni volta. Pedalare col Ceccovolante che nei momenti nostalgici rievoca gli anni in cui avrebbe tolto di ruota pure Pantani se solo l'avesse voluto.
Ci sono poi altre esperienze in cui si inciampa e che mentre ti ci trovi invischiato pensi ad un milione di altre cose che avresti potuto fare piuttosto che star là in quel preciso momento.
Eppure, per la propria formazione atletica e personale, almeno una volta nella vita una 24ore in mtb va fatta. Non che lo dic

a il dottore, ma dato che era a terni e che non avevo altri impegni programmati ho pensato che la 24 ore del drago organizzata da ruota libera poteva essere un modo originale per impegnare il weekend.
Come si dice dalle mie parti "ho fatto un errore di sbaglio". Colpa mia non aver considerato che la squadra femminile alla quale appartenevo non avrebbe brillato per coesione. In verità ho sperato in un impegno reciproco nel cercare di raggiungere anche solo un minimo di solidarietà femminile, quando in realtà sul campo gara se avessimo un coltello a testa ci caveremmo gli occhi.
A grandi linee vi racconto come sono andate le cose e guardatevi bene dal non desistere dalla lettura perchè la storiella potrebbe risultare divertente pure per i non addetti ai lavori.
Arrivo a Terni sabato mattina e paradossalmente non sbaglio strada nel ritrovare il luogo di gara, evento che avrebbe già dovuto mettermi in allarme. La gara si disputa presso "il Mare di terni", un laghetto artificiale con impianti di balneazione, ristorante, zona camper, insomma una specie di villaggio vacanza un pò spartano. L'idea è carina, se non fosse per le zanzare killer che stanno all'ingresso ad accoglierti. Entrati a zanzarapoli facciamo il breafing del team femminile. Sei donne. Ovviamente io, poi Katia, Romina e Laura del Ruota Libera, poi Noemi (recente vittima di Mauro) e Barbara (protetta di Pancrazio, un nome una garanzia). Neanche trenta secondi di riunione che un membro, Katia, si dissocia, riconsegna il numero e decide di correre in solitaria. Col se

nno di poi comprendo le sue ragioni e solo ora ammetto che avrei dovuto fare come lei.
Insomma, si parte bene, già ne abbiamo fatta fuori una.
Inizia la gara. Parte Laura che col fresco delle 12.00 vuol girare per due ore filate. Poi parte Romina, pure lei fa due ore perchè poi deve controllare i figli. Per quanto riguarda noi, possiamo fare assolutamente come ci pare, potremmo pure darci fuoco, tanto, permettetemi il termine "non ci si incula nessuno". Beh, loro hanno da fare, c'è da capirle. Pure un salutino per offrire una borraccia nella zona cambio durante i giri...ma no... loro hanno da fare. Bisogna ammettere che lo spirito di squadra proprio non manca. Sapessi che soddisfazione a far loro il tifo quando passavano. Ma del resto si sà, i veri campioni non hanno bisogno di essere incitati.
Per la sera, fortunatamente Romina ci offre la sua tenda da campeggio e mi cede un'aspirina visto che il mal di testa galoppava. Infatti mentre giravo, all'ora di cena, nella zona dei camper stavano cuocendo la peperonata e ad ogni passaggio la tentazione di tagliare il percorso e andare a veglia da questi signori era immensa. Dopo tale logorio mentale, organizzando i turni ci siamo coricate in tenda. Quando il freddo ha iniziato a farsi sentire, ma più che altro le buche e il terreno durissimo sotto la schiena, e sopra ogni cosa la puzza di sudore di tutte e tre, ho avuto la rivelazione cosmica. Ecco perchè vado in vacanza solo una volta ogni tre anni: per andare in albergo e star comoda. Se pensate poi che si riesca a dormire vi sbagliate: invece che contare le pecorelle contate i turni e le ore che intercorrono da qui al vostro cambio. E poi tutte le voci attorno. Verso l

e 1,30 la secessione del team peggio assortito del mondo prende forma. Grande incazzatura al momento del cambio, che salta perchè qualcuno ha deciso che vuol fare come più le aggrada, e pensa sia lecito modificare pure i turni delle altre. Rientro in tenda, la puzza è sempre più insopportabile, forse sono io la portatrice sana di fetore. Democraticamente decidiamo che la nostra collega, vista la gamba arzilla che si ritrova, può correre fin quando lo desidera. Così le dò appuntamento per la mattina. E buonanotte! A quel punto di dormire non se ne parla e la risolviamo fino alle 6 di mattina a sfottere e ridere manco fossimo in gita di classe dopo aver fumato venti canne. Di buon grado allo spuntar del sole, infilo i gambali, cerco il casco, prendo i guanti, pronta per mantenere la mia promessa. Nel mentre, da dietro la tenda, una sagoma incombe, e col tono col quale Caronte fece impallidire Dante ci ammonisce: "Ora giro io, poi voi tre mettetevi d'accordo per quando volete girare e vedete di non fare casino che i figli dormono!". MMh, qui proprio non ci siamo. Così non mi parla neppure mia madre dopo che le son tornata in casa con le scarpe infangate.
La prima cosa che penso è "Se uno vuol far dormire i figli non li porta ad una 24ore in mtb e se non sa come fare se ne sta a casa". La seconda cosa non la penso, la faccio. Mi tolgo il casco, i guanti, rimetto a posto il sacco a pelo, faccio uscire le mie colleghe, smontiamo la tenda e insieme riconsegniamo il chip. Mi è stato comunicato che una delle due superstiti del team, la campionessa, abbia affermato che il nostro abbandono è avvenuto poichè non ce la facevamo. Devo ammettere che è la verità, brava Romina: non ce la facevo proprio a sopportare quello spirito di mutuo aiuto che caratterizzava la nostra formazione, quell'estrema comunicatività, quei martellanti e continui sorrisi...no, proprio non ho retto. Abbiamo ceduto al vostro strapotere, per fortuna avete pensato a tutto voi, regalando a destra e a manca per l'ennesima volta quel simpatico spirito agonistico col quale infarcite ogni manifestazione alla quale prendete parte. "Non ce la facevano" ha detto. Noi non ce l'avremo fatta, però mi hanno detto che pure voi alle 10 di mattina eravate alquanto lesse e di giri non ne avete fatti più. Chissà, anche i migliori campioni cedono alla fine. Posso solo immaginare che gran festa sul podio quando hanno chiamato il team composto da 6 donne, che in realtà è rimasto un duo e neppure quello tanto ben assortito.
E per chiudere in bellezza, e sperando di farmi perdonare se vi ho annoiato, vi lascio con la migliore delle mie perle, le mie tare mentali in tema di orientamento: senza neppure accorgermene ho imboccato la superstrada al contrario. A viterbo ho compreso che qualcosa non quadrava. U-Turn e a casa: coniglio arrosto, divano, giro d'italia...il tutto arricchito da un'esperienza in più, da non ripetersi!!!