lunedì 28 settembre 2009

TIRILLA E BARALLA ANCHE QUESTO CHALLENGE E' FINITO

Qualcuno che mi sta molto a cuore, oggi mi ha fatto notare che è da una settimana che sul blog campeggia l’immagine di un rotolo di carta igienica, e che forse è giunto il momento di aggiornare. E quale momento migliore per farlo se non questo, il giorno successivo alla definitiva conferma della vittoria dell’Umbria Challenge. Quando iniziai questa avventura della mtb, questi tipetti in maglia arancio mi sembravano tanti alieni e tanto lontani dal mio mondo e dalla mia realtà. Perché all’inizio, quando si scopre qualcosa, non si guarda troppo oltre, si pensa solo all’immediato, a godersi la miriade di sorprese che l’ignoto ti pone davanti agli occhi.

Col tempo l’arancio è divenuto un colore più familiare, tanto che lo scorso anno, dopo la prima vittoria nel Carsulae ci avevo fatto la bocca. Mi sbagliavo. I tempi non erano ancora maturi. Con la delusione del 2008, ad inizio di questa stagione, non ci ho minimamente pensato al Challenge. Mi son solo detta: corriamo poi si vedrà. Le cose se devono venire, verrano da sole. E con l’impegno, la regolarità e la dedizione, senza mai dimenticare passione e divertimento, ieri a Petrignano ho definitivamente riportato a casa questo titolo. Una vittoria personale che non serve poi a molto, perché non puoi neppure metterla sul curriculum quando fai domanda di lavoro, che non puoi sfoggiare in piazza a Castello poiché ti guarderebbero come fossi matto. Forse è questo il significato di vittoria personale: un prezioso dono che si fa a se stessi. Però ieri, alla fin fine, non me ne importava più di molto. Perché ormai era tutto passato, una stagione è finita, e l’obiettivo è stato raggiunto. E tra le mani rimane solo una semplice maglietta di un colore poi che si abbina davvero male. Poi, pensandoci su, ho capito tutto, quasi tutto. Ho compreso che a volte, fissandosi su di un obiettivo, prefiggendosi uno scopo, si perde la bellezza della luce che filtra dagli alberi. E si finisce per rifiutare il qui, si vorrebbe essere già più avanti, ma quando ci si arriva si è altrettanto scontenti, perché anche “là” diventa “qui”. Ciò che si vuole è tutto intorno, ma non lo si vuole proprio perché lo si ha tutto intorno. Ogni pedalata è uno sforzo sia fisico che spirituale poiché si immagina che la meta sia esterna e distante.

Eppure tutto ciò rappresenta croce e delizia del significato intrinseco di competizione. E sfido io a trovare almeno due atleti schierati ieri al nastro di partenza tra 350 ciclisti che non fosse malato di questo virus che ti fa desiderare di mettere le tue ruote avanti agli altri. Perfino la persona più corretta e “angelica” (notare la virgolette) del mondo, Vigna, non resiste al richiamo del ciclistus bastardus: Marsiglietti ne sa qualcosa, che poco prima del guado si è preso una bella sverniciata dal nostro master over per eccellenza.

Mauro però non deve vantarsi troppo poiché deve sapere che Michele solitamente a metà gara soffre di un grosso deficit provocato da una preparazione troppo accurata: trascorre l’ora precedente la gara a vestirsi abbiando i colori di pantaloni e maglietta con una professionalità da far invidia a casa Gucci. Si unge tutto il corpo di un unguento magico che permette al fotografo di immortalarlo in delle pose ove ogni suo muscolo risalti al meglio, di modo che la Milva possa iniziare a metter via le varie diapositive per il calendario sexy 2010 PirelliMichele. Solitamente c’è Antonello che da questo punto di vista è molto più approssimativo, anche se questa volta bisogna rendergli merito per essersi ricordato di portare la bicicletta a differenza di quanto accadde a Bevagna. Grazie alla folta partecipazione di tutti questi atleti altotiberini abbiamo vinto il secondo premio come squadra e con esso un trofeo dove viene ritratto un tipo con una bici da downhill in voga nel ’98 con le ruote ovali che scende su una canaleccia. Dato che il premio è per la squadra tutta intera sappiate che a negozio troverete le prenotazioni: una settimana ciascuno potrete custodire questo stupendo cimelio e posarlo in bella vista sul vostro ufficio o sopra il camino di casa. Come ho fatto io stessa con tutti i miei trofei. Anche se quello vinto ieri, per il terzo posto al centro italia bike tour, sembra più una scultura futurista venuta davvero male piuttosto che un premio. Io l’ho posato sulla mensola, ma mia madre mostrando disappunto mi ha domandato un prezzo per il subaffitto dello spazio che questo aborto occupa, più per danni morali credo. Tra i fatti più salienti da menzionare rispetto a ieri grande risalto merita lo stand con telai appesi della Severi Bikes: commerciano in Giant, beh, ve li sconsiglio, li vendono per carbonio super leggeri, ma alla luce della craniata che ho dato ad uno di questi e del bernoccolo che ho in fronte, temo siano una bufala. Bella anche la grande festa poco prima della partenza. Prima di ulteriori spiegazioni faccio una premessa. Il giorno prima, in serata, col mio fidanzato andiamo a fare un giretto in centro a Perugia. Non sono un’amante del frastuono e del caos e guardacaso per tutto il tempo che trascorriamo bevendo un aperitivo e passeggiando per corso Vannucci ci sono miriade di gruppi che suonano bonghi e di veri e propri complessi di tamburini. Un’emicranea spaventosa. Mattina della gara, tutti in griglia lungo la sponda del Chiascio. Ci sono pure i pescatori che nonostante il nostro cianciare tentano l’impresa. Di colpo, a dieci minuti dalla partenza vengono annunciati i bravissimi tamburini di Assisi che partono con una bigiolica di bussi ancor peggio di quella di perugia della sera prima. Da antologia la calma e la freddezza mostrata dai pescatori, ormai rassegnati a recarsi in pescheria. In griglia intravedo pure Monica Gabbanelli, che dal cognome potreste pensare che sia quella che fa Report su Raitre. In realtà è una delle cicliste più forti in Italia, di cui leggevo nei giornali dai tempi in cui cominciò mio fratello a pedalare. Penserete che sia vecchia se dico così, in realtà il fatto è che ha cominciato molto giovane ad andare forte, e non ha più smesso. Non ha nessun problema a farci il culo a strisce a tutte quante, ma prenderle da lei è un onore. Un grazie immenso al mio speaker preferito, Fabrizio, che non perde occasione per ricordare le mie vittorie stagionali durante ogni traguardo e a pubblicizzare il blog durante le premiazioni. E come lui pure Federico, l’uomo Frex, che tifa per me nonostante questo inverno al ciclocross tornerò come ogni anno a fargli concorrenza con la fotocamera digitale. E ultimo ma non ultimo il Tasso col quale ieri a pranzo con due panche di distanza ho intrecciato un dialogo che inizialmente aveva un qualche senso, ma che poi ho terminato annuendo a ripetizione, ma non capendo niente dal casino che c’era. Spero non mi abbia dato appuntamento alla piazzola di Ponte Felcino perché allora proprio non posso presentarmi causa forza maggiore. Comunque tranquilli, domenica si corre a Chaiserna, quindi le nostre avventure continuano. Restate sintonizzati.

lunedì 14 settembre 2009

TRASFERTA SOFFERTA... MA DIVERTENTE


Con il mio trabiccolo a quattro ruote incidentato, una febbre continua che dura da circa sei giorni e mi ricorda che il buon vecchio Crohn che di cognome fa morbo forse sta tornando alla carica, aggiungendo poi che tutto il bikeland è a correre a Moena, io non mi perdo d'animo. In un modo o nell'altro a Montefranco bisogna andarci. Come mi disse lo scorso anno il saggio Andreani, la maglia del primato va onorata, e allora avevo il coccige schiantato. Mica ci facciamo affossare da cose di poco conto?!
Macchina in prestito: la Ka della nonna. Una macchinina viola che per infilarci una bicicletta ci vuole uno studio trigonometrico e un'ottimizzazione degli spazi del tipo che poi in auto non ti ci entra neppure lo scontrino dell'autogrill. Aggiungiamo poi che alla nonna questa auto parte una mattina si e cento no... Ci vuol coraggio. Ci vuole anche un chiaro ed esauriente itinerario viste le mie scarse doti di orientamento. La guida michelin in questo è una mia fedele amica e mi porto appresso circa 7 pagine, andata e ritorno, di stampe a colori con mappe, indicazioni e rappresentazioni grafiche di ogni inezia, segna pure i cani che attraversano. Bisogna pure tener conto delle problematiche del caso, di una settimana trascorsa ad allenarsi poco e a frequentare molto il bagno. A tal proposito il buon vecchio rotolo, insegnamento offertomi da Mauro, è il fedele compagno di viaggio di ogni ciclista. E mi torna utile in una duplice occasione. Non è che non voglia fermarmi nei bar a farla, anche se devo dire che l'aria aperta è molto più stimolante, solo che ogni volta che vai in un locale pubblico per poter usufruire del water devi per forza sorbirti un caffè o comprare le gomme. Il caffè non potevo vederlo manco in cartolina tanto ero imbarazzata, figurarsi le gomme. E poi in verità, passato Foligno, per Montefranco è tutto curve. Trovatelo voi un bar. Al contrario di boschi e radure ne ho scovate e lì potrete ritrovare il mio dna. E' stata azzeccata pure la scelta degli indumenti da portare. Son 10 giorni che ci promettono un'acqua e un freddo in quel di terni. Allora ho portato tutto il guardaroba invernale. C'era un sole che scioglieva! Meglio così. Arrivo, non sbaglio neppure strada e non colpisco neppure un palo della luce. Ritrovo Barbara che è dalla famosa 24 ore che non rivedo. Poi scappo a riscaldarmi con noemi, solo che ci perdiamo in chiacchiere e pettegolezzi e ci dimentichiamo che è ora di andare in griglia. Una pedalata affannata per arrivare in tempo.


Poi si parte. E son dolori. Non è proprio il caso di farsi venire qualche malanno proprio in occasione di questa gara, la peggio per me, insieme a quella di Miranda. Troppo tecnica. Non riesco a guadagnare abbastanza in salita. Noemi mi passa subito in discesa e mi fulmina. Non è giusto però. Lei sta con un Cellini. Va a capire tu che testa che gli faranno tutto il giorno, sai a che training la sottoporrà il suo uomo. Il mio ha un'azienda agricola, al massimo mi insegna come si salano i prosciutti. Eheh... a me i prosciutti però li danno già salati.
Adesso rido, in gara ho riso poco, ad un certo punto c'avevo i coriandoli al posto del cervello, tra tutte quelle discese sassose che la bici mi zompava di qua e di là. Nell'ultima discesa c'erano pure due rotwailer che scorrazzavano sul prato. Ho sperato tanto che noemi avesse la fobia dei cani. In realtà noemi era al ristoro finale dopo il traguardo. E se dio vuole ci arrivo pure io. Urge flebo ma dissimulo forza e spirito. E poi anche se perdere rode sempre e comunque, ha vinto Noemi e va festeggiata. Perchè ha vinto con stile. Lo scorso anno quando arrivai prima a Sangemini mi si avvicinò e mi disse "La prima vera vittoria deve essere bellissima". E aveva ragione. Le ho detto le stesse parole, però lei è molto meno competitiva di tutti noi e credo di poter dire che sia veramente sincera nella sua modestia. Proprio per questo parlare di qualche mio malanno è fuori luogo: lei qui avrebbe vinto comunque, è pane per i suoi denti.


E mentre penso a tutte queste cavolate pseudo-filosofiche arriva Marco Cellini. Ormai ce l'ho impressa in testa da sempre quella foto di lui sotto l'arco che trionfa con le braccia alzate. Montefranco è casa sua dice lui e ha ragione. Ha spolverato Alberati. Non aggiungo altro.
Intanto Barbara al ristoro finale si impanzanisce di cocomero "passato", o come si dice da me "ancotto", e poco dopo inizia a dolerle la pancia.

Le Docce son gelide. Barbara è chiusa in bagno e da qualche parte del suo corpo cerca di espellere il cocomero della passione. La consegna delle maglie non è che sia troppo esaltante: già l'umore non è alle stelle, ci si mette Tasso con telecamera alla mano a sfottermi mentre dò la mano al famoso organizzatore col bocchino. Non riesco bene a comprenderne il motivo, ma sono giunta alla conclusione che il nostro cameraman di fiducia proprio non mi digerisce. Sarà per quella vecchia foto a torso nudo che pubblicai tempo addietro.
Scena stupenda quella del podio di MArco, con Noemi che corre per fargli uno scatto da antologia...problema! Tiene la fotocamera al contrario (vedi foto).

E poi si ritorna a casa. Davanti al pc guardo le classifiche, in matematica avevo tre e mi tocca fare i conti a mano e con calma per rendermi conto finalmente che se la suddetta materia non è un'opinione, questo Challenge dovrei averlo vinto. Anche se non vorrei vendere la pelle dell'orso prima di averlo non solo ucciso, ma sgozzato, scuoiato e cotto allo spiedo!

UN TRIO DA BRIVIDO!!!

lunedì 7 settembre 2009

COME AMMAZZARE LA NOIA PARTE PRIMA


Carissimi fan, ciclisti e meno ciclisti, ho preferito farmi desiderare in questi giorni, lasciandovi a digiuno di goduriosi racconti di vita umana e sportiva per due semplici motivi. Il primo è che mi riusciva molto difficile parlarvi della gara di Bevagna senza poter ricamare sopra al fatto che ha caratterizzato la gara: il nostro altissimo e potentissimo presidente Antonello che è venuto a correre una gara in bici, senza la bici! E visti i risvolti a cui può portare prendersela con un premier (caso Boffo docet), ho pensato bene di sorvolare. Anche se mi dicono che il nostro cavaliere ormai da giorni ironizzi sul fatto.

Altro sacrosanto motivo per cui il blog è rimasto a secco è per mancanza di spunti originali e divertenti. Proprio a tal proposito ho pensato di creare qualche succulenta occasione per regalarvi qualche attimo di ilarità. Peccato che ci sia riuscita a botta sicura e capirete il perchè continuando nella lettura.

Come molti sapranno mio fratello ha trascorso l'intera estate allenandosi in mtb ma sfuggendo con elegante maestria ad ogni occasione agonistica, fiondandosi ogni weekend al mare, Il tutto scroccando il posto in campeggio riservato dai suoceri. Ieri ho avuto la brillante idea, vista la mancanza di gare nei dintorni, di passare una bella giornata in sua compagnia. Approfittando così di conoscere le strade che disegnano le colline in provincia di Pesaro-Urbino e nel contempo di godere un pò di mare e perchè no un pò di pesce. Con la bici in auto raggiungo Roberto che alloggia al Camping Fano. Ovviamente, grazie al mio gps integrato nella scatola cranica, sono capace di girare a vuoto circa 25 minuti, fin quando non mi attende lui a bordo strada. E così partiamo entrambi in bici per una bella mattinata che ovviamente fa un freddo cane...per una volta che riesco ad andare al mare. I percorsi sono veramente nervosi, faccio tanta fatica, è uno scatto continuo, che se ci viene l'avvocato Carletto ci schianta per come prende di petto lui le cose. Invece io preferisco lasciar mezza ruota dietro a Robi, anche perchè meglio non posso fare su strada e poi questo è il suo pane con quelle cosce da velocista che si ritrova. Nel frattempo sento il nostro Maurone che essendo nelle vicinanze mi invita a pranzo. Non potrei mai rifiutare. Oltre a qualche scatto fotografico da normale cicloturista, qualche coglionata dovremo pur combinarla. Così entriamo con la bici dentro la spiaggia e inziamo a pedalare sulla battigia. Diamo spettacolo. Robi si supera: casca per terra, peccato lo vedano in pochi. Sconsiglio ai più curiosi tale pratica. La sabbia non fa bene nè ai pattini nè alla catena. Ancora scricchiola tutto quanto. Per non parlare della sabbia dentro gli scarpini. Posate le bici ci facciamo un bel bagno in mare, poi doccia e pronta per il pranzo con Mauro. MA L'AVVENTURA CONTINUA!!!


COME AMMAZZARE LA NOIA PARTE SECONDA

Chissà cosa penseranno quando vedono me e Mauro che mangiamo insieme?! Una col cappello in testa, vestita alla meglio e mezza cotta dal sole, lui con la classica traccia di ossido degli occhiali proprio sopra il naso e la maglietta dello staff. Il salto generazionale potrebbe rimandare a qualche conquista da night club. Ma non si capisce bene chi abbia pagato chi visto che a me in un night mi assumerebbero giusto per scrostare le gomme dal pavimento, e Mauro in un night beh... farebbe di certo conquiste. Fatto sta che la zuppa di cozze era favolosa e la grigliata pure. Meglio ancora è stato pianificare la cena che faremo al cva di san secondo...ancora nulla di certo... ad inizio ottobre.

E poi, finito il pranzo ognuno per la propria strada. Mauro va a rilassarsi in spiaggia. Io decido di tornare, sono molto stanca e la mattina mi sono alzata molto presto.

Per strada inizio a rendermi conto abbastanza presto che le facoltà mentali rasentano la lobotomizzazione. Però per colpa della mia testardaggine continuo a guidare convinta che ora passa. Mi rinfresco il viso. Ora passa. Mmmh. Tutti i finestrini aperti, ma non passa. Mi sento molto a rischio "colpo di sonno". Deciso, appena trovo un angolino accosto. Eccolo, lo vedo all'ultimo minuto. Colpa della stanchezza e della testa e dei riflessi rallentati accosto verso destra, ma lo spazio di frenata è irrisorio, l'auto non si ferma. O meglio, si ferma, ma solo quando ci pensa un lampione a stopparla. Purtroppo il lampione non ha minimamente ceduto alla mia invettiva. Il mio cofano invece si è lasciato andare senza vergogna, così pure gran parte di quella robaccia di plastica inutile che riveste la mia cessomobile. Da qui inizia la mia diagnosi tutta al femminile del problema. Esce del fumo per un breve attimo. Da sotto perde del liquido, ci metto una mano. Non è benzina, bene. Non è olio, bene. Ma non è neppure l'acqua del tergicristalli visto che è un mese che devo rimettercelo e vado avanti gettando bottigliate sul vetro la mattina. Sono indecisa se ripartire. Mi trovo a 4 km dal Piobbico. Ah, ovvio che il sonno è passato. Chi chiamereste per primo? Mi sento in dovere di chiedere aiuto alla persona più esperta in tal senso: mia madre. Vi riporto la conversazione: "Mamma, ho preso un palo in pieno. L'auto ci accende e funziona, perdeva del liquido, però ora ha smesso, che dici posso andare?". Non so perchè, ma il fatto che non perdesse più mi rassicurava, in realtà il filtro di raffreddamento era talmente spaccato in due che non teneva manco se uno pregava in aramaico antico. Mia madre mi consiglia vivamente di attendere Roberto che di lì a poco sarebbe ripartito verso casa. Avverto Roberto che mi soccorre reputando ottima l'idea di averlo atteso senza fondere il motore. Nella piazzola durante l'attesa ho potuto godere dello spettacolo di: un bambino con famiglia fermatosi a far pipì dietro un cespuglio, una donna che vuotava abusivamente i rifiuti non riciclati e altro bambino che vomitava a causa delle curve del valico. Al ritorno a casa non è che mi abbiano dato un premio, cosa a cui la domenica ormai sono avvezza, ma devo ammettere che sono stati superlativi nel non farmi sentire più merdina di quanto non mi sentissi già.

Oggi il carroattrezzi me l'ha riportata tutta intera (per modo di dire) e sono stata in pensiero non poco visto che ha trascorso la notte tutta sola. Fortuna ha voluto che mentre aspettavo, un bravo ciclista di nome Mauro stesse pedalando da quelle parti e si fosse trovato lì proprio mentre caricavano il mio arrosto. Così quell'mms di oggi mi ha ridato un pò di smalto. Con l'auto in mano Roberto ha continuato a fare quello che faceva stamattina: chiedere preventivi a destra e a manca. Ringrazio il movimento femminista che ancora non è riuscito del tutto nel suo intento, altrimenti sarei proprio del gatto a dover fare l'uomo in tale ambito. Entro domani sera forse un carroziere saprà darci una mezza idea di preventivo, per oggi sono stati molto bravi nell'arte di mettere nero su bianco il nulla assoluto. Tante chiacchiere, ma niente di tangibile. Consiglio della settimana: se vi prende una botta di sonno, la sera andate a letto prima!