martedì 24 febbraio 2009

PER LA SERIE FACCIAMOCI RICONOSCERE

La primavera sta arrivando, anche se non sembra considerando che ancora, prima di riuscire a mettere il sedere sopra la bici, impiego una mezz'ora buona per vestirmi. La maggior parte del tempo è dedicata al problema copriscarpe, mio tarlo di sempre. Come tutte le donne ho tre punti deboli: mani, piedi e chiappe gelati. Per le mani uso i doppi guanti. Ho evitato i consigli di alcuni ciclisti ruspanti che mi hanno parlato di guanti per lavare i piatti e sopra quelli invernali. Per le chiappe ho risolto sfumando leggermente più in alto con la solita crema riscaldante che solitamente dovrebbe interessare solo cosce e polpacci: io mi ungo tutta così non si sbaglia. I piedi invece sono proprio un bel cruccio. Tre anni che vado in bici e ancora la soluzione è lontana da ogni prospettiva. Il problema principale è che odio coprire le scarpe: per ogni essere di sesso femminile la scarpa è un accessorio sacro. Nessuna donna al mondo si sognerebbe mai di coprire ciò che per legge naturale va mostrato. Se gli uomini hanno l'invidia del pene, le donne hanno l'invidia della scarpa. E se poi la scarpa è bianca e intonata con gli abiti e con la bici, coprirla è una vera tortura. Allora si tenta col copriscarpa attillato, fine, elegante, dai colori vivaci, ma terribilmente inutile. Se ci si vuol salvare dal freddo invernale che ti congela le dita dei piedi devi per forza optare per il classico paio di tabarani in neoprene, stile muta da sub, che son tanto brutti per quanto caldi. Quando finisco per rassegnarmi alla dura legge dell'antiestetico finisce che rompo la cerniera dei miei copriscarpe e mi tocca ripiegare su quelli di mio fratello, che son così vecchi la cui età la si può leggere come si leggono le ere geologiche sezionando le rocce. Infatti necessitano di un copioso giro di nastro adesivo per far sì che aderiscano alla calzatura. Durante le ultime uscite anche loro stanno lasciando questo mondo difficile. L'ultima trovata, coadiuvata da un lieve incremento delle temperature, è stato un accrocchio alquanto casalingo degno di una delle migliori puntate di ART ATTAK. Calzettoni da neve, bucati e cuciti a mano per non farli sfilacciare tutti e via. Funzionano. Detto tra noi lo scorso anno provai anche la tecnica della busta cuchi gelo sopra il calzino... mmh... ve la sconsiglio, il sudore che ristagna è peggio del freddo siderale.
Vi domanderete: tutta sta fatica, ma perchè non ricompri un paio di copriscarpe? E avreste ragione, soltanto che... in questo periodo i miei investimenti sono rivolti ad un nuovo obiettivo. In Belgio già lo sanno, anche Matteo ne è al corrente, ma non ditelo a mia madre che ho ordinato il telaio in carbonio della Ridley. Più precisamente Ridley Ignite Team, con colori personalizzati. Con l'abbinamento che ho scelto due son le cose certe: al momento di rivenderlo non lo vorrà nessuno e seconda cosa, chissà se il prodotto sarà fedele al progetto. Io incrocio le dita e nel frattempo sto studiando una qualche scusante da addurre alla mia materna coinquilina quando nel fondo troverà parcheggiato questo trespolo rosa confetto. Una cosa è certa: farle credere che ha lo stesso valore di un paio di copriscarpe sarà impresa ardua. Ma quanto è bella! Immaginatela con la sella bianca e il manubrio bianco. Poi ho le scarpe bianche e i guanti bianchi. Poi ci manca il velo e mi ci posso pure sposare con tutta sta roba.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti per la scelta dei colori della bici e per il tuo "articolo" come sempre ben dettagliato e per nulla prolisso.In merito al freddo ai piedi ci sono delle ottime calzine in micropile oppure appena posso ti faccio provare dei copri punta dei piedi da mettere dentro la scarpa,cosi puoi mostrare l'estetica!!!! Ale panichi

Anonimo ha detto...

Ah è questa la bici di cui parlavi ieri....
bellissima!!!
jackpg