lunedì 14 aprile 2008

VITA DA CANI

PREFESSIONE: FRATELLO MAGGIORE

Da bambina ero proprio una rompicoglioni. Mi ricordo che non passava un attimo in cui non cercassi di farmi gli affari di mio fratello, proprio nel pieno dell’adolescenza e con una gran voglia di farsi i fatti propri. Cercavo ogni modo per intrufolarmi tra lui e i suoi amici, gli leggevo i bigliettini delle ragazze, facevo la spia alla mamma…Insomma, ero una sorella come tante. Poi passano gli anni, tutti maturiamo un po’. Oddio, non è che i nostri cervelli abbiano tratto poi tanto giovamento dall’esperienza…

E se da piccola ero una palla al piede, beh, da grande…peggio ancora. Ora che la nostra frequentazione è dettata da scelte consensuali, dove non sono io ad impormi, una costante rimane: sono una rompicoglioni proprio come un tempo.

Certo non gli sbircio più in mezzo al diario di nascosto (anche se lo farei ancora), però riesco a combinare un arrosto dietro l’altro. E a mendicare soccorso all’unico di cui posso fidarmi. Ieri, con le pasticche tranciate di netto, è stato solo l’ennesimo di fatti analoghi che regolarmente si susseguono. Ogni volta che mi accorgo di aver fatto una cazzata mi sento sprofondare poi però super-roberto corre in mio aiuto ed eccolo! In un attimo ieri è tornato da me con le pasticche nuove. Unico compito che mi ha assegnato è stato quello di restituire la chiave a pappagallo al tipo della Errepi. Oggi, consultandoci mi è sorto il dubbio di aver sbagliato persona. Insomma, è nato un equivoco sulla sigla Errepi o EffeEffe. Tanto che stavamo per andare fino alla Pieve S. Stefano per riportare un paio di chiavi. Che poi si è scoperto avevo dato alla persona giusta.

Oltre al fatto di non essersi infuriato nell’iniziale qui pro quo, gli rendo merito di essersi offerto di accompagnarmi a rimettere a posto la questione. Uno che si è fatto nove ore al lavoro, poi torna, deve lavare la bici che da quanto è zozza non gira più lo sterzo, si immola fino a tal punto…E’ incredibile. Come straordinaria è la probabilità che ad ogni uscita in bici dovrà aggiustarmi qualcosa per strada. O che al ritorno dovrà stringermi la serie sterzo perché quando prendo in mano gli attrezzi io, pare che abbia paura di spezzarmi le unghie. Oppure quando con pazienza sta ad aspettare che cambio una gomma in circa 15 minuti. O quando la puleggia andrebbe ingrassata e indovinate chi si offre?!…

Ma la genetica non conta solo in bici, perché la famiglia è la famiglia e se devo cambiar l’olio all’auto perché mai non farlo partecipe del fatto?! Due anni fa decisi per la prima volta di aprire il cofano. Tirai su l’asta dell’olio e non c’erano segni. Allora ho pensato che non funzionasse bene. Lo chiamo. Pazientemente si presta. Analizza. Mi guarda e mi dice “Non ti segna perché non c’è per niente!”. Tre mesi fa ebbi cuore di andare dal meccanico, ma stavolta non mi colse impreparata: sapevo benissimo perché non ci fosse alcun segno sull’asta.

Essere fratelli di qualcuno comporta di conseguenza un'ulteriore problematica del caso: per forza bisogna essere pure figli di qualcun altro. E mia madre fa valere questo suo diritto in modi similari ai miei. Capacissima di far staccare mio fratello dal lavoro per andare a riprenderla a 30 km di distanza per un guasto all’auto a suo dire. In realtà aveva finito il metano, avrebbe semplicemente dovuto voltare l’interruttore verso la spia della benzina. Anche l’imbiancatura della casa è un bonus che Roberto ogni due o tre anni vince con sua grande felicità. Ma ha due aiutanti molto valide accanto che ogni volta si propongono prima di pensare alle rifiniture col pennellino, poi vorrebbero provare ad imbiancare la parete, poi si stancano e magnanimamente, poggiando ogni strumento di fatica gli dicono “Robi, è meglio che andiamo e ti lasciamo lavorare in pace, così non ti disturbiamo”.

Condividere la propria vita con due donne è stato un vero tour de force. Forse ora che ha lasciato il nido potrà sentirsi più sollevato. Eppure un’altra presenza della nostra stessa razza lo accompagna e per motivi che possiamo immaginare, lei ha tutti i diritti di chiedere quello che vuole, pretenderlo e ottenerlo. E le donne abbandonate? Sono come gli strozzini, continuano a chiedere, vogliono, pretendono e ottengono. Siamo e saremo per sempre delle cambiali incollate alla tua scrivania. L’unica cosa che io so fare e potrei insegnare a mio fratello è come annodare la cravatta. Per il resto divertiamoci ad essere un ramake de “L’invasione degli ultracorpi”, succhiamo linfa vitale dalle capacità manuali che un solo uomo tra tante donne deve saper dispensare con generosità infinita. Rendiamo grazie!

2 commenti:

Permaz ha detto...

Grazie! Ho le lacrime agli occhi! Molto commovente. Quello che mi lascia perplesso è la promessa che sei e sempre sarai attaccata ai cogl..i bricolarmente parlando!

Azazhel1984 ha detto...

mi sembravi ormai rassegnato!