sabato 24 maggio 2008

PERSEVERARE E' DIABOLICO

Capita di tornare da una noiosissima mattinata trascorsa in facoltà e scoprire che quello stakanovista di tuo fratello, il vero fautore del tuo rito iniziatico ciclistico, che dopo giorni e giorni di straordinari, ha preso finalmente qualche ora di ferie.

Il diluvio universale è finalmente cessato. Condizione necessaria per poter rimettere mano all’mtb senza imbrattarsi troppo. Altra condizione necessaria è essersi rimessi dal brutto schianto per terra di domenica. Ed è stato un lavoro macchinoso, se poi aggiungiamo che per tigna, e per non starmene con le mani in mano, martedì ho voluto correre 12km a piedi (è dal primo inverno che non lo rifacevo), possiamo pur dire che non capisco un tubo. Ai doloretti della botta ho aggiunto quelli muscolari dati da una disciplina che cozza col ciclismo.

Insomma, me lo trovo in casa sua, al pc, tutto pimpante, che sta tracciando un percorso nuovo grazie al suo fidato Garmin, oggettino regalatogli da ebay, davvero invidiabile. Soprattutto per chi come me spesso riesce a perdersi pure tra le stanze di casa propria. Il problema sorge quando, aiutandosi con google earth, si incontrano dei punti morti della mappa, dove non si sa se troverai una strada, oppure un fossato, o un dirupo o un campo di rovi. Ci si consola dicendo “Dai, tanto sono solo 40 metri, in qualche modo si fa!”.

Si parte. Ah, finalmente mi dolgo un po’ meno dei giorni scorsi. Ma subito ci metto del mio. Non abbiamo percorso neppure due chilometri che alla vista di quattro paletti stradali, quelli laterali, ho un’idea brillante. “Guarda robi, guarda il numero!”. Volendo emulare i recenti trascorsi invernali di ciclocross mi metto in testa di fare un piccolo slalom. L’impresa idiota ha inizio e termine nello stesso momento. Il manubrio mi si incastra al primo paletto e casco per terra dallo stesso lato dell’ultima botta. Così il viola livido che colora la mia coscia è ancora più intenso, come pure il mio gomito. Mio fratello ha riso per un chilometro buono dopo lo schianto. Non si potrebbe fare altro. Ormai posso dire di aver ufficialmente terminato lo stato di grazia che da circa 5 mesi stavo attraversando, periodo magro di cadute.


Torniamo al nostro nuovo itinerario, tutto da scoprire. Single trek in mezzo al bosco, tutto in salita, proprio dopo aver passato le chiuse del fiume Lana. Peccato che la pioggia dei giorni scorsi, e una gara di enduro disputata proprio per quelle vie, abbiano reso il terreno dieci volte più accidentato di quello di Miranda (chi c’era mi capisce). La bici fluttuava sul terreno e il carro posteriore caricava melma su melma, tanto che mio fratello pareva avesse un portapacchi di fango dietro. Ieri era proprio in forma, non voleva scendere mai, e ha superato dei tratti talmente ostici che non riuscivo a venir su neppure a piedi. E difatti i piedi ieri li ho sfruttati il giusto. Poi vengono quei momenti in cui il percorso diviene un’incognita, dove ti ritrovi nel bel mezzo del nulla e devi affidarti alla fantasia e ad una buona dose di fortuna. Pena il doversi rifare tutto al contrario e ritentare la sorte nuovamente. Il momento catartico abbiamo dovuto superarlo un paio di volte ieri. La prima è andata bene, anche se in un primo momento stavamo andando fuori rotta.

Naturalmente il nostromo Garmin ci ha rimesso in riga. Diciamo che oltre ad esser bravo il dispositivo, deve essere vispo pure l’utente. Roberto lo interpreta bene. A volte mi fa “Vieni, guarda dove siamo, capisci?!” E io ovviamente faccio cenno di sì, in realtà ho lo stesso atteggiamento di quando mia nonna mi racconta di come faceva il baccalà in umido sua madre: mi apro il cranio, prendo il cervello e lo appoggio da qualche parte…tanto per ora non serve.

Ritornando alle esplorazioni umbre, tutto è filato liscio fin quando un campo di grano e nessuna lingua di terra percorribile da essere umano ci ha permesso di ricongiungerci con l’ultimo tratto di percorso sterrato. Ci meritiamo un premio però per l’audacia e la testardaggine: speranzosi abbiamo attraversato tutto il campo lateralmente, pisticchiando il grano di quell’ometto che già mi sta maledicendo. Nessuna serpe ci ha divorato, anche se ho insetti e ragni vari che ancora escono fuori da ogni orifizio.

Stamane voglio star tranquilla. E per farlo esco con Cristian su strada. Con lui solitamente son sicura di tornare a casa tutta intera, poiché non è uomo votato all’agonismo e non stimola la mia vena competitiva che poi mi mette tra i casini. In più, dato che non sa neppure togliere le ruote dalla bici o staccare il contachilometri dalla sede senza chiamare cardellini, mi conviene non creare tutti quei danni che solitamente partorisco con la stessa intensità che la mia gatta impiega per figliare.

3 commenti:

Permaz ha detto...

Non mi sarei mai aspettato che una biker come te, con la maglia arancio nel cassetto, potesse scrivere single trek... Sarà per il grado di fidelizzazione che hai raggiunto con la marca venduta dal nostro capitano? Posso fare un post che metta in luce le tue spiccate attitudini di fotografa? http://permaz.blogspot.com/2008/05/perdete-ogni-speranza-voi-che.html

Permaz ha detto...

Ma anche a te ha raccontato del merluzzo? Anche a me ieri sera. Dunque: il baccalà possiamo trovarlo al naturale, surgelato, affumicato, salato o essiccato al sole. Quello essiccato è detto anche stoccafisso.Bla,bla,bla...

Azazhel1984 ha detto...

porca maiala! cmq non è alzhaimer perchè l'altro giorno è stata capace da sola di tradurre qualche frase di una canzone in inglese e di capire la differenza tra file audio e mp3