domenica 28 dicembre 2008

ROSETO ANDATA E RITORNO...grazie al cielo!

FATE I BRAVI SE POTETE: la lunghezza del pezzo non vi induca a saltare le righe o guardare solo le fotografie. Altrimenti non solo potreste perdere il senso del racconto, ma intristire pure me che cerco di allietarvi mentre il letto qui accanto mi sta facendo una corte sfrenata.
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Potrei liquidare la trasferta sportiva presso Roseto degli Abruzzi, in occasione del Giro d'Italia ciclocross, elencandovi i vari piazzamenti che abbiamo collezionato. Ma sarebbe come cucinare una crostata senza le strisce di pasta frolla sopra. D'altro canto non è neppure così semplice fare una sintesi di uno spaccato di 24 ore trascorse in compagnia di Mauro, Matteo, Alessio, Francesca e Antonello. Una trasferta in loro compagnia assomiglia molto ai viaggi psichedelici narrati dal famoso giornalista Hunter Thompson, l'inventore del Gonzo Journalism, dove a prevalere sulla realtà è il delirio e l'ecceso all'ennesima potenza. E viaggiando verso la meta, il tranquillo albergo di Roseto, io e Alessio ci sentivamo immersi proprio in quell'atmosfera che il buon Thompson raccontò nel 1970, solo che al posto della decappottabile rossa eravamo a bordo della VignaMobile. L'oscuro Bmw si presta alle situazioni e alle disquisizioni più oltraggiose: dove l'unico intermezzo concesso all'argomento sesso, sessualità ed erotismo era un timido accenno al teatro d'impegno civile e ai nostri cantautori preferiti. Bastava poi una battuta qualsiasi per rituffarsi in quel limbo di follia, una battuta del tipo "Ma che cos'ha questo deragliatore? Senti come fa: ii-oo, ii-oo" [da leggersi come il ragliare dell'asino se non aveste capito]. Perfino la padrona dell'albergo in stato interessante non frena Mauro dalle battute più astruse, al chè, in un lampo di lucidità mi sono sentita in dovere di frenarlo un pò: "Mauro, almeno lascia stare la signora che è incinta!" e lui "Oh, guarda che non sono mica stato io!". Per fortuna un sonno ristoratore resetta ogni elucubrazione mentale e al mattino, al tavolo della colazione Mauro per un attimo si presenta nelle vesti del vero e proprio ciclista che prima della gara lamenta i dolori del caso "Ho mal di schiena". Alessio non si lamenta di niente, anzi, testa bassa sul piatto e si spazzola panino, formaggio, biscotti, tè e yogurt. Anche MAtteo fa una super colazione: caffè espresso senza zucchero. E' proprio ingordo. Da un lato della sala invece, zitti zitti, se ne stanno i fidanzatini del bikeland: Antonello e Francesca, che con una mano si fanno le carezzine e i versini e con l'altra mangiano biscotti e marmellata. Finiti gli approcci amorosi, sia del presidente e consorte, che di Mauro con la Maitresse, e pure di Matteo che rimira la sua Colnago, si parte per il campo gara.
Ora, non è per vantarsi, ma ormai di garette sia in umbria che fuori ne ho viste, e se anche non sono un pozzo di scienza, lasciatemi dire a cuor leggero e con tanto di autocompiacimento che noi, col nostro Memorial, con la Downhill e il cross di Lama, siamo i meglio fighi del bigonzo. Come le organizziamo noi, giusto il tour de France ci eguaglia. Di certo questi intelligentoni di Roseto devono aver pensato che il ciclocross vada disegnato come il tabellone del gioco dell'oca. Quale mente malata può pensare di costruire l'intera gara attorno alla zona adibita a parcheggio, docce e iscrizioni? Praticamente ogni volta che un veicolo doveva andar via, bisognava aspettare il passaggio degli atleti e abbassare le fettucce per far passare caravan e furgoni. Per non dire della pericolosità del percorso: continui attraversamenti dall'erba e dal fango verso l'asfalto, per dritto e per traverso, curve disegnate con bidoni di ferro, tombini non segnalati, e paletti assassini. Per fortuna che il tutto è stato reso ancor più piacevole e divertente dalla continua pioggia: il massimo è stato poi lavarsi gambe e scarpe ai piedi direttamente con l'idropulitrice.
Il ritorno in albergo per la doccia, e il conseguente pranzo è stato caratterizzato da un'aria pesante e triste: complice il dispiacere di Matteo, che per colpa della mancanza in tribuna dell'amico del cuore Scotti, ha corso senza la veemenza che lo contraddistingue. Pure io ero un pò giù, questa volta ho preso una bella spolverata da un'avversaria imprendibile. Grazie al cielo lo Chardonnay stappato da Mauro ha ridato un pò di colore alla giornata grigia che è poi proseguita con la spettacolare gara corsa da Fontana, vincitore indiscusso tra gli elite. Un tifo acceso lo abbiamo riservato pure al nostro Chieruzzi, il piccolo di famiglia, davvero in forma oggi. Anche i CoBo Pavoni hanno udito i nostri incitamenti, ma non tutti, perchè ce n'è uno, dice matteo "che non glielo faccio il tifo, che mi stà qui..." Qui dove direte voi? Usate un pò di fantasia.
La via del ritorno è stata una interesssantissima Odissea dove al posto di Ulisse che narra le proprie sventure c'è Mauro che racconta le tappe che hanno scandito la propria infanzia fino all'età matura, in chiave prettamente sessuale. Non pensiate però che la trama del racconto sia un succedersi di volgarità e immagini oscene. Il costrutto mentale che Mauro offre del sesso è triplice: ludico, pratico e sociale. Nel senso che giocare è bellissimo, praticare rende sempre più esperti e socializzare è insito nell'indole umana fin dalla notte dei tempi. Poi le cose per un attimo degenerano quando ti spara qualche flash qua e là: come quando gli prendono i crampi mentre ha un orgasmo, o deve fermarsi perchè gli suonano al campanello. Ora miei cari lettori potrete comprendere il perchè spesso mauro vi apra la porta di casa tutto trafelato: non credetegli quando vi racconta che è appena sceso dai rulli. E al contrario credetegli quando vi racconta di assurde esperienze di sesso acrobatico. Quando poi il Delirium Tremens raggiunge punte inconcepibili ci pensa il ghiaccio e la neve di Apecchio a darci una lavata di capo. Che smaltita: la bmw ha iniziato a danzare a destra e sinistra come Barisnikov. Mauro Alonzo l'ha ripresa alla grande, poi il pit stop è stato doveroso. Primo perchè temevo di averla fatta nelle mutande e secondo per le catene. Per fortuna che c'ero io a dare una mano, sennò questi uomini chissà che avrebbero combinato. Infatti le donne in questo caso hanno una marcia in più: lo dimostrano le condizioni in cui l'ex consorte di mauro gliele ha riposte sulla scatola in bauliera. Erano aggrovigliate come le lucine dell'albero di natale. I bollenti spiriti, con la neve per strada si sono sopiti e il ritorno alle proprie case è stato un graduale recupero delle capacità mentali di base, il minimo indispensabile per non dare a vedere alle rispettive famiglie quanto queste trasferte sportive possano essere più deleterie di tre notti di fila al REDZONE.

1 commento:

Permaz ha detto...

Perchè al caro Marco Aurelio non l'hai invitato pure tu a pranzo? Lo portavamo dalla nonna, così gli preparava qualce piattino ipocalorico dei suoi!